Martedì 16 Aprile 2024

Lady Diana, dalla favola allo schianto. Vita in fuga della Principessa triste

Sempre in fuga. Anche quella notte di 25 anni fa, dopo una vita passata a scappare da tutto. Come quando evadeva da Buckingham Palace con Freddie Mercury travestita da uomo o volava via dal...

Lady D

Lady D.

Roma, 15 agosto 2022 - Sempre in fuga. Anche quella notte di 25 anni fa, dopo una vita passata a scappare da tutto. Come quando evadeva da Buckingham Palace con Freddie Mercury travestita da uomo o volava via dal protocollo fra le braccia di John Travolta alla Casa Bianca. In fuga dal matrimonio, dai Windsor, dall’idea di diventare regina. In fuga da ciò che non era stata. Una ballerina, perché troppo alta. Una brava studentessa, perché bocciata due volte alla maturità. In fuga dal divorzio dei genitori e dal proprio corpo: "La bulimia – diceva – era il mio sistema di fuga e c’è stato un tempo in cui funzionava".

Lady Diana, dalla favola allo schianto. Vita in fuga della Principessa triste

Trentasei anni di diserzioni seriali dalla vita. Che era stata generosa, ma forse non era la sua. Sappiamo tutto di Lady Diana Spencer, ci è stato raccontato troppe volte. Da viva e da morta. Ma torna un altro 31 agosto, ormai è un quarto di secolo che la fuga è terminata. E lei è sempre lì, strapazzata in decine di film e documentari, messa a confronto con le nuore che non ha conosciuto e chiamata a dare conto degli scarti in corsa. Sempiterna, misteriosa ed effettivamente bulimica nella rappresentazione che ne ha fatto un caso psichiatrico e un mostro sacro, mentre poi magari alla fine si sarebbe fermata e in questo presente caotico sarebbe una quieta signora di 61 anni affezionata ai nipoti. Impossibili congetture, impossibile dimenticare.

La tragica notte del 31 agosto 1997
La tragica notte del 31 agosto 1997

Era già dentro la nostra storia e così come ricordiamo cosa stavamo facendo mentre le Torri gemelle crollavano, ricordiamo il momento in cui abbiamo saputo: Lady D è morta. Era, secondo copione, in fuga la notte di domenica 31 agosto 1997 quando la sua auto si schiantò contro il pilone 13 della galleria del Pont de l’Alma per morire all’alba in ospedale. Sabato aveva lasciato la Sardegna con il compagno Dodi Al-Fayed dopo nove giorni a bordo dello yacht Jonikal del padre di lui, anche proprietario dell’Hotel Ritz in cui avrebbero passato la notte prima del rientro a Londra. Idea pessima. Fuori erano appostati nugoli di paparazzi e allora via, di corsa verso rue Arséne Houssaye dove la famiglia possedeva un appartamento, peccato non averci pensato prima.

La tragica notte del 31 agosto 1997
La tragica notte del 31 agosto 1997

Rue Cambon, place de la Concorde, cours la Reine e cours Albert e per ultimo il tunnel de l’Alma. Alle 00.23 Henri Paul, il capo della sicurezza, perde il controllo della macchina e muore sul colpo come il miliardario arabo, Diana fa in tempo a mormorare "Oh my God" mentre sbatte le ciglia e sanguina dal naso e dalle orecchie. I complottisti si scatenano subito e ipotizzano un omicidio attuato dai servizi segreti su mandato della famiglia reale, in testa a tutti Filippo di Edimburgo. Salta fuori una lettera in cui Diana esprime il timore di venire uccisa in un incidente stradale orchestrato dall’ex marito Carlo. Il motivo sarebbe evidente: essere incinta di un figlio di origini arabe fratellastro dell’erede al trono avrebbe creato qualche imbarazzo alla Corona.

E allora è chiaro perché dopo 25 anni, con tutto quello che è stato detto e scritto, siamo ancora qui a parlarne. Forse non ne possiamo più ma questa è la più bella storia che ci è toccata nell’ultimo secolo: giovane nobile, intellettualmente zoppicante ma ambiziosa, punta all’erede del trono di Inghilterra e pur di conquistarlo finge di amare la campagna, le battute di caccia, quel mortorio di Balmoral. A ben vedere Diana Spencer scappava persino dai propri desideri, anche solo un sabato sera in discoteca. E di lì vengono i contorcimenti di cui non possiamo più fare a meno, fra realtà e chiacchiericcio. Le geometrie inerti del Palazzo ostile contro un’anima annichilita dalla propria inadeguatezza: da Anna Bolena in poi, questo è materiale narrativo che non può invecchiare.

 

 

 

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