"…È proprio uno di quei momenti in cui il fiato manca davvero" dice Gianluca Grignani, citando il suo brano di Sanremo, nel commentare sui social la scomparsa di Alberto Radius, chitarra storica della musica italiana venuta meno ieri mattina all’età di 80 anni nella sua casa di San Colombano al Lambro dopo una lunga malattia. Romano, l’autore di Nel ghetto è stato un protagonista assoluto della nostra canzone.
Un’esistenza straordinaria, la sua, spesa prima nelle fila dei Quelli (prodromo della Premiata Forneria Marconi in cui andò a rimpiazzare Franco Mussida impegnato nel servizio di leva), poi nella Formula 3, ne Il Volo di Mario Lavezzi, nei Cantautores. "Amava i chitarristi con un tocco tutto loro come Chuck Berry, George Harrison, Eric Clapton, Jeff Beck" ricorda Lavezzi. "D’altronde pure lui era un guitar-man di quello stampo: quando in sala di registrazione accendeva l’amplificatore, capivi subito che quel suono in arrivo dall’altra stanza era il suo".
A mettergli la chitarra tra le mani, quando aveva solo 12 anni, era stato Enrico Ciacci, fratello di Little Tony. E su quei primi rudimenti Radius ha costruito una carriera che in sessant’anni di attività l’ha portato a spendersi in successi da hit-parade come in sigle tv tipo Tg5 Prima Pagina.
Numerose le collaborazioni, da Pierangelo Bertoli a Cristiano Malgioglio, da Marcella Bella a Fiordaliso, anche se quelle storiche rimangono col Lucio Battisti del periodo Acqua azzurra acqua chiara e col Franco Battiato de L’era del cinghiale bianco, Patriots, La voce del padrone oltre che di tanti altri suoi progetti, compresi gli album di Alice, Milva e Giuni Russo. Unico cruccio, diceva, "non esserci stato pure io nella registrazioni de La cura, il suo pezzo più bello".
Andrea Spinelli
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