CLAUDIO CUMANI
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La storia di Piera: regina scalza del teatro

La Degli Esposti è morta a 83 anni. A inizio carriera fulminò De Chirico e disse no a Strehler, al cinema contesa da Moretti e Sorrentino

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di Claudio Cumani

Raccontava spesso Piera Degli Esposti che ad inizi carriera De Chirico, vedendola interpretare un ragazzo, alla fine urlò: "Bravo!". Lei, più tardi nei camerini, gli si avvicinò con timidezza per chiarirgli che era una donna ma il grande artista gli rispose: "Bravo lo stesso". "È lì - spiegava lei- che compresi che il talento va inteso in termini assoluti". E quanto talento, sfrenato, vulcanico, empatico, dissacrante, ha donato la Piera, scomparsa ieri a 83 anni a Roma dopo una lunga degenza per complicazioni polmonari. "Volevo essere un nome e ci sono riuscita - raccontava- . Ho incontrato porte chiuse, ostilità, difficoltà ma alla fine ce l’ho fatta".

Era nata a Bologna il 12 marzo 1938, ‘marzolina’ come il suo amico d’infanzia Lucio Dalla con cui condivideva i giri in collina e le scorribande attorno a via Orfeo. A teatro ci era arrivata con i primi gruppi sperimentali cittadini ma è a partire da fine anni Sessanta allo Stabile dell’Aquila che riesce a imporre la sua cifra di attrice irregolare e anticonvenzionale grazie a registi come Antonio Calenda , Aldo Trionfo e Giancarlo Cobelli.

Nel 78 con Molly cara da Joyce il suo coraggio d’interprete e la sua forza di introspezione le garantiscono la consacrazione. Il teatro è stato la sua grande casa (celeberrimi i no a Strehler e Bene, il sodalizio con Castri, la lodata edizione della brechtiana Madre Coraggio, la riscoperta di Achille Campanile) ma in tante altre avventure quest’indomabile regina scalza (la chiamavano così per la sua idea di libertà e per la capacità di trovarsi a propio agio in ogni personaggio) si è misurata. È dell’80 il romanzo Storia di Piera scritto con Dacia Maraini (destinata a divenire la sua più cara amica lungo i decenni) che diventerà tre anni dopo un film di Marco Ferreri: indimenticabile racconto autobiografico di una famiglia sconquassata ma capace di contenere le ragioni dell’amore e dell’unione. Questa vicenda letteraria avrà due seguiti: Piera e gli assassini sempre con Dacia nel 2003 e L’estate di Piera con Giampaolo Simi un anno fa.

Al cinema aveva debuttato nel ‘68 con Trio di Gianfranco Mingozzi e dal cinema avrebbe ricavato grande soddisfazione: Pasolini, i Taviani, Tornatore e Bellocchio che con L’ora di religione le aveva fatto vincere il primo dei tre David di Donatello.

Lina Wertmuller, che ieri pomeriggio è stata fra i primi insieme a Dacia Maraini a telefonare al fratello Franco (già vicesindaco di Bologna), l’aveva voluta in tre suoi film, Nanni Moretti per Sogni d’oro, Paolo Sorrentino aveva visto nella sua figura l’impassibile segretaria di Giulio Andreotti nel Divo.

Non ha mai avuto paura di buttarsi nei progetti più spericolati. Diceva in occasione dei festeggiamenti per i suoi 80 anni: "Mi spiace essere diventata grande ma l’avanzare dell’età mi ha portato sorprese. Quando ero al massimo della notorietà teatrale, mi sono buttata sui film e le fiction e ho avuto ragione. Il coraggio è stato premiato".

In tv pochi la ricorderanno in quel colorito e innovativo carrozzone che fu Il circolo Pickwick di Ugo Gregoretti (era il ‘68) ma in tanti l’hanno amata di recente in Tutti pazzi per amore o Una grande famiglia.

Ha firmato la regia di opere liriche (da Mascagni a Poulenc), ha curato letture indimenticabili (La lunga vita di Marianna Curia della Maraini), si è spesa per imprese apparentemente impossibili.

‘O verbo nuovo’, la chiamava Eduardo. È quello davvero lei è stata. In quella risata cristallina, in quella curiosità esibita (negli ultimi anni il suo hobby era visitare le case di amici e conoscenti), in quella capacità di divertirsi sempre e comunque (spassosi i suoi racconti dei disguidi sui set). Diceva di essersi formata con le donne e non attraverso le accademie e dalla parte delle donne è sempre rimasta.