Mercoledì 24 Aprile 2024

"La società è smarrita Il Tantra può aiutare a ritrovare noi stessi"

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di Letizia Cini

La ricerca del benessere. Un modo per esprimere la propria spiritualità. La liberazione dai tabù legati alla sessualità. Oppure…? Negli ultimi anni si è cominciato a parlare sempre di più di Tantra, ma con molta confusione, al punto che in pochi hanno capito davvero di cosa si tratti.

Daniel Odier è docente, scrittore, romanziere, filosofo e poeta svizzero, specialista del buddismo shivaita e del tantrismo del Kashmir, maestro Chan (Zen cinese delle origini). Conosciuto nel mondo come uno dei maestri occidentali del Tantra, Daniel Odier ha reso accessibile quella tradizione nata settemila anni orsono nella valle dell’Indo, forse l’unica filosofia antica che abbia attraversato tutti i sussulti della Storia per giungere a noi intatta in un’ininterrotta trasmissione da maestro a discepolo. Dopo Tantra, l’iniziazione di un occidentale all’amore assoluto e La folle saggezza delle yogini, è in libreria il terzo volume focalizzato sull’insegnamento impartito direttamente all’autore dalla maestra yogini kashmira Lalita Devi, insegnamento che indica la via per un amore totale e conduce verso la libertà dell’essere.

Ne La via regale della Shakti (edizioni Beat) – questo il titolo del libro – Odier dà un’interpretazione delle pratiche segrete che si trovano nel Kaulajnananirnaya tantra, testo esoterico i cui insegnamenti sono attribuiti al leggendario maestro Matsyendranatha. Argomenti di non facile comprensione, che ancora oggi continuano ad attrarre sempre più persone, di ogni parte del mondo e dei più svariati ceti sociali: e di questo parliamo direttamente con l’autore.

Daniel Odier, cos’è il tantrismo?

"È una via mistica sorta nella valle dell’Indo 5mila anni fa e riapparsa in Kashmir verso l’inizio della nostra era, grazie alla trasmissione delle yogini che incarnavano la folle saggezza. Leggendo il libro di Kaula, la via regale della Shakti se ne può apprezzare il profumo intenso, il metodo iconoclasta e la potenza delle pratiche".

Qual è la differenza tra tantrismo e neo-tantra?

"Ci sono solo divergenze. Il tantrismo è una via millenaria incarnata da grandi mistici quali Somananda, Abhinavagupta, Utpaladeva o la poetessa Lalla. Un lignaggio spirituale, una filosofia, una visione estetica ricca. Il neo-tantra è un’invenzione californiana degli anni ’60: nasce dalla necessità di una liberazione sessuale nella quale sono mescolate tutte le correnti innovatrici degli anni Sessanta come la terapia dell’urlo in psicologia, la Gestalt, l’impiego degli allucinogeni, il tutto fuso in un cocktail fondato su esercizi che sono proprio agli antipodi della via tantrica e che rispecchiano perfettamente l’agitazione contemporanea".

Perché oggi le persone che parlano di Tantra alludono principalmente a sessualità e erotismo?

"Perché è una visione facile, molto occidentale e ingenua delle cose, ma anche perché lo smarrimento e la miseria sessuale sono tali che l’idea di giungere all’illuminazione con il sesso è confezionata per piacere a molti. Un gran bel sogno che sfocia in un’amara delusione".

Perché molte persone si affacciano alla spiritualità in questo preciso momento storico?

"Perché è di moda, perché c’è un grande smarrimento, una grande paura, una grande violenza, ma anche una spinta profonda a uscire dal quadro convenzionale e un desiderio sincero di andare più nel profondo, di sentir battere il cuore del mondo e di ammirare l’incredibile bellezza che ci circonda costantemente".

Com’è la spiritualità nel quotidiano?

"È il modo in cui fai colazione. È come vedi ciascun dettaglio della vita, come lo armonizzi con il reale, è come lasci che la vita penetri nel tuo silenzio mentale. È semplicemente essere al mondo in un corpo di silenzio e di spazio".

Quale consiglio darebbe a una persona che si affaccia alla spiritualità per la prima volta?

"Aprire gli occhi, fiutare, andare di qua e di là. Seguire vie diverse, insegnanti diversi, fino al colpo di fulmine. Dubitare intensamente, ma esaurire il fiele del dubbio rapidamente, per evitare di essere avvelenato a vita".

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