Mercoledì 24 Aprile 2024

La signora del cuore

Daniela Poggi pesca dall’archivio delle esperienze per ampliare il bagaglio d’artista, sempre guidata dai sentimenti

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Gli angeli hanno sempre avuto un posto d’onore nella vita di Daniela Poggi, dall’altarino che custodiva gelosamente sul comodino da bambina al più prosaico ma prezioso custode delle sue affannose ricerche di parcheggio nel caos di Roma. "Quando sono disperata e non trovo un buco, magari sono pure in ritardo, ecco che invoco l’angioletto del parcheggio e miracolosamente una macchina si sposta e riesco a infilarmi io". Così non stupisce che il debutto come paroliera nel disco ’Sulle ali di un angelo’, dedicata a chi non ha più accanto la persona amata, si riferisca proprio alla luce che può giungere dal vuoto di un’assenza che si riempie dell’amore perduto.

Scrivere, cantare, un altro modo di essere artista...

"Ho iniziato al cinema, sono passata al teatro e poi sono arrivata in tv, ho scritto e girato cortometraggi. Anche il canto ha sempre fatto parte di me, nell’85 il singolo ’Cielo’ arrivò nei primi posti delle hit parade e oggi è un cimelio per collezionisti".

Però nel tempo la sua carriera si è arricchita dell’impegno sociale...

"La mia vita è cambiata a 32 anni quando ebbi una gravidanza extrauterina che mi impedì di diventare madre. Mi resi conto che non ero invulnerabile e bionica come avevo sempre creduto. E poi c’è stata la malattia che mi ha portato via papà proprio nel momento in cui avevo voglia di ritrovarlo dopo la separazione dei miei e gli anni del collegio. Lo stare dalla parte degli altri forse mi è sempre appartenuto, però ne ho assunto maggiore consapevolezza. Ho capito che il mio nome poteva dare una mano ai più deboli, fossero essi animali, bambini, anziani".

E nella sua Bottega Poggi che progetti porta avanti?

"Esiste da dicembre e mi dà la possibilità di esprimere il lato da grande organizzatrice che ho sempre avuto e che in tv ho messo alla prova in ’Chi l’ha visto?’ e in ’Una notte con Zeus’ sempre su Rai 3. In più sono molto curiosa e quindi esploro terreni che soddisfino le mie esigenze coniugandole con l’impegno. Per esempio abbiamo in corso un progetto su Pinocchio ecologico. In fondo già Collodi aveva dato questa connotazione con l’idea straordinaria del tronco che piange. Poi passiamo alla formazione con un progetto legato all’Alzheimer che dal 2000 ha fatto irruzione nella mia vita per la malattia di mamma. La Toscana è regione capofila per preparare gli operatori socio-sanitari che vogliano fare i volontari nelle famiglie che hanno un malato in casa. Poi vogliamo far conoscere il cosmo ai ragazzi, alfabetizzarli al linguaggio del cinema, ho un mio corto sulle discriminazioni di genere".

Ottimista o pessimista per il futuro?

"Alcuni mi definiscono apocalittica ma in virtù della mia ispirazione cristiana so che alla fine il bene vincerà, quando e come non lo so ma ognuno è responsabile e deve essere responsabile della grande rivoluzione mondiale avviata da Greta Thunberg che i potenti hanno scansato. La Terra è la nostra casa comune, noi siamo in transito ma resta ciò che abbiamo fatto".

Il politically correct è un freno?

"E’ un compromesso e una mediazione affinché tanto si parli ma nulla si faccia. La verità difende gli interessi di tutti, il politically correct solo di pochi. Va più ascoltata la società civile".

Ha costruito amicizie nel suo ambiente?

"Ho belle conoscenze ma non vere amicizie forse perché molte colleghe si sono fidanzate o hanno messo su famiglia con attori e registi per cui hanno un giro a cui io sono rimasta estranea perché ho sempre condotto una vita a lato dello showbiz e ho avuto rapporti con uomini che non facevano il mio stesso mestiere".

Che rapporto ha con la bellezza?

"L’avvenenza, da giovane, mi ha aperto molte porte al cinema, ma respingere certi approcci ha avuto come contraltare la solitudine".

Roma come appare ai suoi occhi?

"No comment, dico solo che decidere di sopprimere 25mila cinghiali ignorando soluzioni medico-scientifiche alternative è una ferita non rimarginabile".

La pandemia non ci ha allora migliorati?

"No, tutto è peggiorato, la società è preda di una violenza verbale e gestuale instillata forse proprio dalla stanchezza del lockdown e delle mascherine".

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