MATTEO MASSI
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La Roma del pm Spinori: "Dai tempi della Suburra non è cambiato nulla. Intrecci, affari e magia"

Il nuovo personaggio di Giancarlo De Cataldo è un magistrato con nobili origini. "Indaga nell’alta società e incrocia quel ‘mischione’ di mondi che è la Capitale" .

Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria e Pierfrancesco Favino in 'Romanzo criminale'
Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria e Pierfrancesco Favino in 'Romanzo criminale'

Roma, 18 settembre 2023 – Non c’è bisogno di scomodare Tolkien e nemmeno Carminati: dov’è il mondo di mezzo a Roma? Giancarlo De Cataldo, nelle sue due vite, quella da magistrato e quello da scrittore, ha indagato e continua a indagare la Capitale con le sue bellezze, le sue nefandezze. Splendori e miserie. Ultimamente si serve degli occhi di Manrico Spinori, pm dal nobile lignaggio familiare, ma abile a immergersi negli alti e bassi della città.

Spinori, il “contino“, nella sua ultima indagine è alle prese con la Roma bene. Ma si può parlare ancora di una Roma bene?

"Roma è il mischione per eccellenza, come disse l’amico Filippo Ceccarelli con una perfetta definizione. Ed è così fino dai tempi della Suburra, intesa come sub urbe, il luogo privilegiato per fare affari inconfessabili. Quindi aristocrazia, plebe s’intrecciano. E in questa mescolanza è difficile trovare il mondo di sopra, il mondo di sotto o come diceva quel criminale il mondo di mezzo".

Spinori è abituato a sguazzare in questo mondo.

"E infatti viene chiamato dal procuratore della Repubblica, Gaspare Melchiorre, ribattezzato la Volpe Argentata, a occuparsi dei casi più complicati".

Quanto è distante tutto questo dalla realtà?

"Il giusto. Tanti i miei ex colleghi della magistratura mi chiamano per dirmi: ‘ho capito quel procuratore sono io’. Melchiorre sa che si può fidare di Manrico, uomo disinteressato, che non gli interessa fare carriera e che è consapevole che non puoi condurre un’inchiesta senza incappare nella tagliola mediatica".

C’è una ’a livella, per dirla alla Totò, in questa Roma tra finzione e realtà.

"Il mago che è la vittima dell’ultimo caso del pm Spinori. Lui è imbevuto nel brodo della Roma bene, ma tratta il politico importante, l’imprenditore, ma anche l’attricetta che vuole sbarcare il lunario, tutti allo stesso modo. Proprio per questo a Roma tutto si tiene".

Nella Roma del pm Spinori prima o poi la giustizia arriva. Nella Roma reale non è sempre così.

"La serie del Contino ha molto della commedia e c’è una giustizia ideale, perché i colpevoli ammettono le loro colpe. Cosa che rasenta la metafisica nel nostro mondo".

Torniamo, sempre se possibile distinguerli, tra il mondo di sopra, quello di mezzo e quello di sotto, prendendola dal suo sguardo narrativo-letterario.

"Ho raccontato prima la Roma vista da sotto e ora con Manrico racconto la Roma vista da sopra, i delitti degli insospettabili, delle persone cosiddette perbene. Delle persone cosiddette normali insomma, i cui delitti visti da vicino non sono poi così diversi dai quelli compiuti dai criminali".

Ma la Roma su cui indaga Spinori è una Roma che si affida anche ai maghi e alla magia. Com’è possibile in questo Terzo Millennio?

"Un certo tipo di credenze ci sono da secoli. Proprio nell’Antica Roma s’interrogavano le viscere degli animali, ma sospetto che una certa tendenza a determinate credenze esista ancora. Da chi ha l’astrologo di fiducia a chi si rivolge alle stelle. In un corso di scrittura con un’insegnante americana, cui partecipai, vennero fuori queste due parole chiave: corruzione e miracolo. E lei ci disse: ’Vedete l’Italia come un Paese che pieno di corruzione e aspettate il miracolo’. Forse, non c’è andata molto lontana nella sua visione".

Spinori è un pm garantista e come si trova di fronte alla realtà di un Paese dove si parla di garantismo, solo per usarlo come parola spot...

"Manrico racconta brandelli della giustizia e di come funziona l’Italia. Lui da ogni tanto dei lampi. E ne viene fuori che ognuno ritiene in perfetta buona fede che ci siano reati che meritano il massimo della pena per ragioni ideologiche, politiche e culturali e poi altre violazioni invece, sempre a discrezione personale, per cui ci vuole rispetto, garantismo".

Insomma un garantismo un po’ a corrente alternata. Il suo Spinori non si occupa di misteri d’Italia, anche se la storia del Paese e quella di Roma ne è piena. In passato anche lei con ‘Romanzo criminale’ ha indagato la storia più recente.

"Quello che mi lascia perplesso in questo momento è che nel fiorire di inchieste, longform, podcast, si sta imponendo un modello narrativo un po’ pericoloso. In sintesi viene detto: “Il mistero x è stato risolto con la condanna all’ergastolo, ma è tutto sbagliato, adesso vi dico io com’è andata veramente“. Che significa che a volte ci sono casi realmente da riaprire, ma spesso invece significa inventarsi piste o smontare casi risolti. Esattamente l’opposto di quelle che erano le intenzioni del noir storico di Romanzo Criminale che, attraverso la metafora il mezzo degli scrittori, cercava di capire come è andata".