La realtà (non virtuale) boccia il Metaverso

Il grande progetto di Zuckerberg non decolla: in vista altre migliaia di licenziamenti. La nuova sfida è nell’intelligenza artificiale

Mark Zuckerberg, 38 anni, versione Metaverso: il progetto fu lanciato nel 2021

Mark Zuckerberg, 38 anni, versione Metaverso: il progetto fu lanciato nel 2021

L’unica cosa che finora non è stata virtuale? Il bagno di sangue. I conti di Meta (ex Facebook) parlano chiaro: il metaverso è una zavorra che sta trascinando a fondo la creatura di Mark Zuckerberg. "Già il termine – spiega Marco Camisani Calzolari, esperto di comunicazione e grande conoscitore del mondo digitale – rappresenta un problema. La parola metaverso è stata creata dal romanziere Neal Stephenson negli anni Novanta e rappresenta un mondo aperto, open source, diverso da quello che sta costruendo Meta. In Snow Crash si parlava di un’unica realtà alternativa a disposizione e plasmabile da chiunque, che non può avere per definizione una sola proprietà". Un modello diametralmente opposto a quello immaginato da Zuckerberg, che di fatto voleva creare una nuova Second Life: la piattaforma nata nei primi anni Duemila e che consente agli utenti che si siedono davanti a un computer di creare un avatar con cui vivere piccole e grandi avventure in un mondo virtuale. Un esperimento che dopo pochi anni ha mostrato tutti i suoi limiti. "È un mondo che non è morto, ma è restato di nicchia, come probabilmente succederà al metaverso almeno per i prossimi decenni. Per alcune categorie, come i videogiocatori, può rappresentare uno sbocco, ma – continua Camisani Calzolari – non sarà di certo una tecnologia che rivoluzionerà il mondo in cui viviamo, come si aspettava Zuckerberg".

Insomma, il metaverso targato Facebook rischia di trasformarsi in un piccolo Ready Player One, il romanzo di Ernest Cline (da cui Steven Spielberg ha tratto un film) che parla di un futuro distopico in cui tutti si rifugiano nella realtà virtuale e nei suoi videogiochi per sfuggire a una triste esistenza. Con la sostanziale differenza che il mondo esterno, per quanto riguarda il metaverso di Zuckerberg, dovrebbe comunque rimanere decisamente più attraente.

La macchinosità (si deve usare un visore per entrare) e la scarsità di contenuti hanno finora tarpato le ali al metaverso. Reality Labs, il ramo di Meta che si occupa del mondo virtuale, l’anno scorso ha perso 13,7 miliardi di dollari, di cui 4,3 miliardi solo nell’ultimo trimestre. E il padre-padrone di Menlo Park è già corso ai ripari. In novembre ha annunciato un primo giro di licenziamenti: via undicimila dipendenti, con un taglio della forza lavoro del 13%. E ieri Bloomberg ha anticipato che nelle prossime settimane altre migliaia di persone che lavorano per Zuckerberg resteranno disoccupate. "È l’anno dell’efficienza", ha spiegato cinicamente il papà del social più famoso al mondo.

La verità è che oltre al buco nero del metaverso anche la raccolta pubblicitaria (vera spina dorsale della società) è in crisi. I cambiamenti alla privacy messi in campo da Apple hanno tagliato le gambe a Meta. Diversi analisti hanno parlato di una vera e propria Guerra fredda digitale, dopo che nel 2021 Tim Cook ha messo un freno alla capacità di monitorare e profilare gli utenti di Facebook, Instagram e WhatsApp (le tre società più importanti controllate da Meta) che utilizzano smartphone, tablet e pc prodotti dalla Mela. I profitti degli spot ne hanno risentito immediatamente e Menlo Park per far rientrare i costi – oltre al personale – ha iniziato a tagliare diversi progetti che non erano considerati centrali.

Ma è il metaverso a preoccupare gli investitori. "Sono tutti scontenti. Non a caso Zuckerberg una ventina di giorni fa ha annunciato un drastico cambio di strategia: l’attenzione di Meta – fa notare Camisani Calzolari – si sposterà sull’intelligenza artificiale. Il termine ‘metaverso’? Completamente ignorato, tanto che negli spot ha iniziato a parlare di realtà aumentata, che però è un’altra cosa: è la possibilità di ottenere informazioni aggiuntive, tramite uno strumento dedicato (occhiali, telecamere, smartphone, ndr), sul mondo reale".

La concorrenza, in ogni caso sarà spietata. OpenAI, la società che ha creato ChatGPT, al momento guida la corsa dell’intelligenza artificiale generativa. Google sta mettendo a punto Bard, un sistema alternativo, mentre Microsoft ha deciso di appoggiarsi a OpenAI per potenziare il proprio motore di ricerca. E Facebook – finora invischiata nelle desolate lande del metaverso – parte per ultima: il team che si occuperà di intelligenza artificiale è stato creato solo qualche settimana fa.

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro