
Resi pubblici i verbali della Commissione ministeriale. L’ira della sindaca di Firenze: "Impugneremo". L’inaugurazione nel 1657, l’Ottocento della lirica, il Novecento della prosa: da Duse a Gassman e Bergman.
Uno dei teatri storici più importanti d’Italia "non rispetta la condizione necessaria per il riconoscimento della qualifica di Teatro nazionale". È l’amaro epilogo della Fondazione Teatro della Toscana, con sede principale al Teatro della Pergola di Firenze (comprendendo anche il Teatro di Rifredi, sempre a Firenze, e l’Era di Pontedera, in provincia di Pisa).
La retrocessione nella serie B dei teatri era nell’aria da giorni: dopo le dimissioni in massa di tre commissari su sette della Commissione consultiva per il teatro del ministero della Cultura, è andato un scena uno scontro politico tra Firenze e Roma, con Stefano Massini (nella foto a fianco), direttore artistico del Teatro della Toscana, al centro delle accuse e controaccuse.
Alla fine il verdetto è stato infausto: la Pergola perde lo status di teatro nazionale. Ma potrà presentare domanda per essere “Teatro della città“, come recitano freddi i verbali della Commissione, resi pubblici nella serata di ieri.
Immediata la reazione della sindaca di Firenze, Sara Funaro: "Impugneremo nelle sedi opportune la decisione del ministero. Dobbiamo approfondire la lettura dei verbali, che da una primavisione sembrano addurre motivazioni pretestuose. Il governo ha deciso di punire la nostra città e il nostro Teatro. Firenze e il Teatro della Toscana meritano rispetto".
La battaglia dunque continua, ma comunque vada i verbali e le scelte del ministero guidato da Alessandro Giuli non possono cancellare la gloriosa storia del Teatro della Pergola, che fu inaugurato nel 1657 con l’opera buffa Il podestà di Colognole di Giovanni Andrea Moniglia, anche se solo nel 1718 fu aperto al pubblico pagante.
Se nell’Ottocento la Pergola divenne il principale luogo per il melodramma italiano, ospitando le prime di opere di Bellini, Donizetti e Verdi, il Novecento è il secolo della prosa. Con il passare del tempo, infatti, il teatro si trasforma in un palcoscenico destinato a ospitare i maggiori registi e i più noti attori del momento; su tutti brilla la stella di Eleonora Duse. Nel dicembre 1906 la ’divina’ porta alla Pergola il leggendario Rosmersholm di Henrik Ibsen diretto da Edward Gordon Craig: per l’attrice viene costruito accanto al palcoscenico il leggendario “Primo Camerino“, ancora oggi abitato da prime attrici e primi attori, con tanto di targa a ricordarne l’origine.
Anche la famosa Bottega Teatrale Vittorio Gassman nasce proprio alla Pergola nel 1979 e qui rimane per due anni, prima di trovare sede definitiva in Oltrarno, al Teatro Goldoni. Gassman – con l’aiuto dell’allora direttore della Pergola, Alfonso Spadoni – mette in piedi una vera e propria scuola di recitazione che in breve tempo diventò un’eccellenza nel panorama nazionale e non solo. Sotto la guida dell’illuminato Spadoni alla Pergola si insedia anche la Scuola di drammaturgia di Eduardo De Filippo, a conferma di una specifica vocazione alla formazione di alto livello.
Alla Pergola, nel tempo, hanno fatto tappa le più importanti produzioni della scena nazionale e internazionale. Memorabile nel 1987, anno di Firenze capitale della cultura, l’allestimento dell’Amleto di William Shakespeare per la regia di Ingmar Bergman. Fu lo stesso regista svedese a definire il suo Hamlet "una delle migliori produzioni della mia vita, una delle più durevoli e forti, una delle più intense e rabbiose produzioni che abbia mai diretto".
Ma il peso della storia non è bastato a risparmiare alla Pergola il declassamento: hanno prevalso la lotta politica e la burocrazia.