Giovedì 25 Aprile 2024

La pazza estate della Bardot. E l’Italia creò BB

I primi film ignorati poi l’arrivo a Roma: i paparazzi, i capelli schiariti, così nacque la diva sexy. "E la Francia si accorse che non ero male".

di Giovanni Serafini

"I miei primi film non sono stati un successo e mi stavo convincendo che non avrei mai concluso niente di buono. Così, visto che in Francia non mi apprezzavano, feci i bagagli e me ne andai in Italia dove mi proponevano del lavoro. Sbarcai a Roma all’Hotel de la Ville, in alto sulla scalinata di Trinità dei Monti. Scoprii una città magnifica, una vita piacevole e il fascino degli italiani. Ho girato in quel periodo film che non erano dei capolavori, ma in cui sono stata fotografata bene e per i quali è stata fatta una buona pubblicità. E la Francia si accorse che non ero poi così male".

Nacque in questo modo, negli anni Cinquanta e grazie all’Italia, l’epopea dell’attrice che ben presto sarebbe diventata BB, la vedette idolatrata dai paparazzi, l’icona dell’erotismo più malizioso, la “ribelle” che avrebbe cambiato l’immagine tradizionale della donna. Un bel libro di Mauro Zanon, corrispondente de Il Foglio da Parigi, evoca quel periodo: s’intitola Brigitte Bardot, un’estate italiana (edito da Gog) e propone come valore aggiunto una ricca prefazione di Giampiero Mughini (il più appassionato fan di BB tra gli scrittori italiani) e i bozzetti realizzati da Milo Manara per una serie di acquerelli che raffigurano l’attrice nel fiore della gioventù.

Dettaglio curioso rivelato da Zanon: la prima versione di quei disegni venne giudicata "troppo timida" dall’attrice, che chiese a Manara di "insistere maggiormente sull’aspetto erotico". Se la ragazzina di buona famiglia venuta dai quartieri più borghesi di Parigi si trasformò in un idolo sexy conosciuto in tutto il mondo, lo si deve proprio all’Italia che la accolse a braccia aperte, la fece salire sul piedistallo dei grandi di Cinecittà e le offri "un’estate lunga trent’anni fatta di incontri, film e amori indimenticabili". Appena giunta a Roma Brigitte divenne amica di Ursula Andress, una bellezza bionda che aveva lasciato la Svizzera per seguire l’uomo di cui era innamorata, l’attore francese Daniel Gélin; dopo l’ennesimo litigio Ursula trovò rifugio nella camera di Brigitte all’Hotel de la Ville; nei periodi in cui arrivava anche Roger Vadim (il marito di BB), i tre dormivano nello stesso letto.

In modo casto? "Pare di sì", risponde Zanon: "Brigitte condivideva con Ursula solo i trucchi, gli accessori e i vestiti. Ma alla mattina stuzzicavano Vadim facendo colazione nude sul balcone, dove passavano il tempo ad abbronzarsi e a colpire i passanti con le croste di pane".

Nel 1955 la Bardot girò il film Mio figlio Nerone, con la regia di Steno. Interpretava il ruolo di Poppea, accanto ad Alberto Sordi e Vittorio De Sica; e siccome Poppea era bionda, il parrucchiere del set ebbe l’idea di decolorarle i capelli. Il successo fu travolgente…

Una sera di quello stesso anno Roger Vadim ebbe l’idea della torrida scena che avrebbe reso celebre BB interprete del suo film Et Dieu créa la femme: avevano cenato insieme all’Hostaria dell’Orso, a Roma, e Brigitte eccitata da troppe bollicine di champagne improvvisò sul tavolo a piedi nudi una danza che lasciò senza fiato i commensali. Seguirono tante altre estati, da Spoleto (Vita privata di Louis Malle) a Capri (Il disprezzo di Jean-Luc Godard), stagioni dense di avventure, di sesso, di amori italiani brevi ma intensi (Raf Vallone, Gigi Rizzi). "Sembravi un extraterrestre di stratosferica bellezza – le scrisse Gigi Rizzi - non eri quel personaggio capriccioso descritto dai giornali, eri fragile, malinconica, intelligente, sensibile".

L’Italia era diventata la vera casa di BB: del resto la piccola Brigitte aveva imparato l’italiano (prima del francese) grazie all’amata Dada, la bambinaia che sua madre Anne-Marie Mucel (francese ma nata e residente a Milano) aveva portata con sé a Parigi dopo il matrimonio con l’industriale Louis Bardot.

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