
Il cantautore Gianni Bella, 78 anni
Roma, 27 giugno 2025 – Tutto in un applauso. "Un artista cosa può volere di più?" si domanda Gianni Bella ripensando alla standing ovation di Sanremo. Sono passati quasi cinque mesi, ma l’eco di quella serata all’Ariston il cantautore catanese, 78 anni, se lo porta appuntato sul cuore come una medaglia.
"Merito di mia sorella Marcella che ha voluto dedicarmi L’emozione non ha voce nella serata riservata alle cover" ammette lui per bocca della figlia Chiara, tra le poche autorizzate a frugargli nei pensieri da quando, 15 anni fa, le conseguenze di un ictus gli hanno rubato le parole, ma non i pensieri e quel filo del discorso che rincorre a gesti, sguardi, mozziconi di verbo. "Quando poi il pubblico s’è alzato tutto in piedi ad applaudire, mi sono commosso. Un riconoscimento indimenticabile per la mia carriera, la testimonianza dell’apprezzamento per il mio lavoro d’artista ma anche un gesto d’amore per me".
S’era commosso pure nel 2011, quando Morandi proprio su quel palco l’aveva omaggiata interpretando l’inedito ‘Rinascimento’?
"Altra grande emozione, seppure vissuta dal salotto di casa. Da grande artista qual è, Gianni lo interpretò in modo eccellente e l’emozione fu forte come la malinconia, perché fu proprio quello il momento in cui presi coscienza delle conseguenze irreversibili dell’ictus che mi aveva colpito un anno prima".
Il Bella di oggi cos’ha conservato del ragazzo col cappello sdraiato sulla scalinata sulla copertina di Più ci penso?
"Credo di aver mantenuto, in parte, lo spirito del ventiduenne di allora. Non mi sono mai montato la testa e ho sempre dato grande importanza alla famiglia, all’amicizia, che considero valori fondanti della vita così come il legame con le mie radici catanesi".
Quel furgone che si rompe a Sant’Ilario d’Enza, dove incontra Paola, che sposa e con cui si trasferisce a vivere a Montechiarugolo, ha rappresentato una delle “sliding doors” della sua vita. Quali sono state le altre?
"Innanzitutto, l’incontro negli anni ’70 con Giancarlo Bigazzi. Poi quelli con Mogol e con Adriano Celentano, che dette origine a una alchimia quasi magica, oltre che incredibilmente fruttuosa, grazie a cui sono nati dei brani di una bellezza struggente. Solo l’album ‘Io non so parlar d’amore’ ha venduto 2 milioni di copie. Per me ha rappresentato la consacrazione e, forse, l’apice della carriera".
Fra le tante, c’è una canzone che, a suo avviso, avrebbe meritato maggior fortuna?
"Forse Il profumo del mare, con cui ho partecipato al Festival nel 2001, brano blues con un bel testo di Mogol, e credo che avrebbero meritato più attenzione anche La fila degli oleandri, presentata sempre al Festival dieci anni prima, o Una luce, scritta negli anni ’80 e impreziosita dagli arrangiamenti di Jeff Wesley".
E un suo brano sopravvalutato?
"Direi ‘Questo amore non si tocca’ che, a dispetto della popolarità e del gran successo commerciale, continua a non appassionarmi. Con mia gran sorpresa, di recente è stata remixata in varie versioni dance riscuotendo ancora interesse".
Marcella disse che il testo di ‘Nell’aria’ rasentava la pornografia (soprattutto per quel verso "La mia gatta è ancora lì, non parla ma dice sì" che di felino aveva poco). Lei come la prese?
"Ne parlai con Mogol il quale mi disse ‘Dì a Marcella che può cantare tutto, non sarà mai volgare’. E lei si convinse. Quella sua interpretazione, così sensuale e trasgressiva, fu un grande successo".
Rimpianti ne ha?
"Molto pochi, a essere sincero. Forse non aver potuto conoscere né vedere dal vivo il mio mito Otis Redding. È da lui che nasce tutta la mia ispirazione musicale. Purtroppo, è morto nel 1967, quando avevo solo vent’anni".
Domani a Montechiarugolo ha luogo la terza edizione del suo Festival di Musica Bella, dedicato al cantautorato emergente. Cosa si aspetta?
"Mia figlia Chiara l’ha ideato ispirandosi al mio modo di scrivere e di comporre. Incontrare tanti ragazzi che condividono la mia passione per la musica di qualità mi ha dato fiducia nonostante lo stato attuale della musica italiana sembri un po’ allo sbando. La stessa fiducia che mi ha dato vedere l’affermazione all’Ariston di un cantautore come Lucio Corsi. Segnali importanti che spero non rimangano isolati".