
Ezra Miller
Roma, 20 giugno 2025 – "Sono finito nell’abisso, e ne sono uscito. Nella mia vita ho avuto molti momenti duri, e a volte sono stato incapace di uscirne. Ma sono guarito. Guarire e soffrire fanno parte del nostro essere umani: essere una persona significa essere feriti. La sofferenza è garantita a ciascuno di noi, a tutti gli esseri umani. Già nascere è un trauma, un trauma profondo". Fra i film di Ezra Miller, 32 anni, …E ora parliamo di Kevin con Tilda Swinton e Noi siamo infinito (2012) con Emma Watson. Nel 2016, nel ruolo di Credence, entra nella trilogia di Animali fantastici e dove trovarli. Nel 2023 il suo supereroe The Flash lo lancia da protagonista assoluto nei kolossal Dc Comics. Lui, uno degli attori più carismatici, più "belli e dannati" degli anni 2010, dal 2012 apertamente non binario, in un’escalation che va dal 2011 al 2022 ha vissuto infinite cadute e rinascite. E non le nasconde. Nel suo passato, ci sono esplosioni di rabbia, abusi di droghe, accuse di molestie e furti. Via via che le accuse si aggravavano e si diffondevano, dopo The Flash a Hollywood si sono perse le sue tracce.
È ricomparso in pubblico a sorpresa qualche settimana fa a Cannes, alla prima del film con Jennifer Lawrence Die My Love. E adesso è qui, ospite del festival Sardegna filming Italy, in corso nel resort Forte Village di Pula, a raccontarsi:"Molte volte mi sono disprezzato. Non riesco a descrivere quanto ho lottato, per essere un essere umano".
L’arte la ha aiutato, in questo?
"Nessuna carriera, nessun successo ti aiutata a essere te stesso. Io chiedevo molto all’arte, ero praticamente dipendente dall’arte. Sono stato dipendente dall’arte per molto tempo. Quando ero ragazzino, avevo difficoltà a parlare. Il canto mi ha aiutato a parlare: da lì è iniziata la mia dipendenza dall’arte. Da allora, ho chiesto troppo all’arte. Ho pensato: se lavoro in un ambito artistico, potrò portare più verità. Farà in modo che io sia amato, in modi in cui forse non sono stato amato nella mia vita precedente. Ma davvero mi sono fottuto, in questo modo". Hollywood non è un luogo che lei ama molto… "C’è tanta dignità che va perduta, nel modo in cui si lavora a Hollywood. Non so, molte volte l’industria del cinema mi ha portato fuori da me stesso".
La serie Animali fantastici le ha permesso di affrontare un personaggio complesso come quello di Credence. Come lo ha affrontato?
"Per me Credence rappresenta qualcuno che è stato abusato, che ha provato ad adattarsi alla vita partendo da un trauma. E penso che riguardi quello che i giovani queer attraversano nella vita. Credence per me è una metafora della queerness". In quanto queer, sente il desiderio di accendere un faro su questo tema? "Sì: sono, chiaramente, a favore della comunità queer. Quello che vorrei è che i giovani queer siano chiari nei confronti di se stessi. E voglio proclamare il diritto a non essere violenti l’uno nei confronti dell’altro, e non urlare che cosa conta nell’uso dei pronomi. Bisogna trasmettere gentilezza e permettere che ognuno possa esprimersi per quello che è. Mi piacerebbe che la parola queer venisse cambiata con la parola becoming: chi è queer è in cambiamento".
Ha un metodo che segue, per interpretare i personaggi?
"Quando ero ragazzo, volevo conoscere tutti i metodi per recitare: leggevo di tutto, sapevo tutto. Ero un super nerd: oggi credo nel metodo “qualunque cosa, purché funzioni“. A volte mi sento spinto verso cose pazze, qualche volta non faccio nulla, non muovo neanche la mano. Mia madre era una ballerina, e sosteneva che ogni forma d’arte è una danza. Sì, fare cinema è danza, ma è anche musica, è respiro, fare cinema è un’arte sciamanica".