Matilda De Angelis: "La mia cicatrice: mi credo sempre una frana"

L’attrice bolognese si racconta per il film ’Atlas’. "Lavoro con il mio corpo senza paura ma temo di non farcela mai: così batto la paura"

Matilda De Angelis (25 anni): le sue cicatrici in Atlas presentato a Taormina

Matilda De Angelis (25 anni): le sue cicatrici in Atlas presentato a Taormina

La sua ascesa è stata veloce come il vento. Oggi ha 25 anni, e una carriera che ha messo il turbo. Matilda De Angelis è tosta, è coraggiosa. Porta sullo schermo bellezza e imperfezioni, anima e corpo con identica disinvoltura. Non abbassa lo sguardo dei magnifici occhi. E affronta sfide da brividi. Figlia di un punkabbestia, anfibi e rivoluzione, approdato a Bologna negli anni di Paz, Matilda ha iniziato a 6 anni a tenere in braccio la chitarra, a 8 il violino; le prime canzoni composte a 14. I giri per l’Europa con la band, tutti su un pulmino, lei unica donna. E poi il cinema, a valanga, senza scuole: un provino, e poi piombata a guidare auto da corsa, con la patente fresca di stampa, in Veloce come il vento. In Youtopia di Bernardo Carboni è una camgirl, si spoglia sul web. Nella serie HBO The Undoing allatta al seno, in un gesto insieme naturale e provocatorio, davanti a Nicole Kidman.

Sfide su sfide. Quest’anno, ha condotto con Amadeus la prima serata di Sanremo, milioni di occhi pronti a twittare, a instagrammare giudizi sommari. Vince il David di Donatello per la sua interpretazione in L’incredibile storia dell’Isola delle rose. È fra i protagonisti della fiction internazionale su Leonardo da Vinci andata in onda sulla Rai. La sfida più recente: raccontare il dolore con i silenzi e le cicatrici sul suo corpo, nel film Atlas di Niccolò Castelli, presentato ieri in anteprima al Taormina film festival, nelle sale dall’8 luglio. Il festival, diretto da Alessandra De Luca, Federico Pontiggia e Francesco Alò, ha accolto benissimo il film.

Matilda, in Atlas affida le emozioni alle arrampicate, alle cicatrici. Già in altri film aveva saputo lavorare sul suo corpo, come veicolo di emozioni. Anche mostrandolo.

"Sì. Il corpo, per un attore, è uno strumento, come la voce, come il viso. Deve entrare nel film: giudicare parti del corpo più ‘giuste’ da esibire rispetto ad altre è inutile. In questo caso, il corpo ferito del mio personaggio aggiungeva valore alla sofferenza. Si guarda il suo corpo, e il suo corpo racconta ciò che è successo. Io ho un rapporto intensissimo con il mio corpo: dopo 12 anni di ginnastica artistica, lo conosco, non mi fa paura. E so che mi parla: tutto quello che mi succede, il mio corpo lo butta fuori".

Nel ricevere l’Oscar Benigni ringraziò i genitori "per avermi dato il dono più grande, la povertà!".

Anche lei dice di non essere cresciuta nel privilegio. Questo le ha dato più forza, più voglia di emergere?

"Per me e per la mia famiglia i beni materiali hanno sempre contato molto poco. Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per desiderio di libertà, non di rivalsa. Ma è vero che sento di avere dato una nuova possibilità alla mia famiglia, e questa cosa mi dà gioia: nella mia testa, divido sempre tutto per otto, per tutti i membri della mia famiglia".

Non aveva l’obiettivo di emergere?

"No, mai. Anche quando cantavo, mi chiedevano ‘ma perché non provi a fare X-Factor? E io dicevo: ma perché? Per sfondare? Ma io canto già su un palco, io sono già felice".

Le sfide. Sanremo, una serie tv con Hugh Grant e Nicole Kidman. Atlas, un film sulle arrampicate estreme e sul dolore. Come si mantiene calma?

"Per me sarei sempre rimasta chiusa in casa. È stata mia madre a spronarmi ad uscire dalla mia zona di comfort. Così, ogni volta sfido me stessa. Ogni cosa che faccio, la faccio pensando che sarà un fallimento totale: ed è il trucco che mi fa vincere la paura, perché penso di non avere nulla da perdere. Però, alla fine lo stress ce l’ho anch’io. Ed esce tutto fuori nella faccia!".

Ride, e allude ad una foto in cui, su Instagram, aveva avuto il coraggio di mostrarsi con i brufoli.