Martedì 23 Aprile 2024

La metamorfosi di una farfalla

Il nuovo singolo di Nina Zilli, ’Munsta’, racconta le trasformazioni della vita "Accettare le proprie, aiuta a capire gli altri"

Migration

Piacentina, come la coppa e le carte, di cui si definisce giocatrice quasi imbattibile. Ma milanese dai tempi dell’università che ha frequentato allo Iulm, laureandosi in Relazioni pubbliche. "Ma discussi la tesi mentre era in rampa il primo disco". Perché la musica e Nina Zilli sono un tutt’uno da quando la mamma la usava per calmarla mentre le faceva il bagnetto. "A cinque anni – confessa – vidi Mia Martini cantare al festival di Sanremo e dissi ai miei che un giorno ci sarei andata anch’io". Ma non provenendo da una famiglia di artisti, i genitori misero alla prova il suo sacro fuoco avviandola allo studio del pianoforte. "Forse con la segreta speranza di scoraggiarmi". E invece... Nina al festival c’è arrivata, sia nella versione Giovani che tra i Big, vi ha duettato con Diodato e Mauro Ermanno Giovanardi e tutto sommato non le dispiacerebbe nemmeno tornare all’Ariston come presentatrice. "Il terrore vero è la gara, per il resto la tv mi piace molto farla. Non mi dà stress".

Il presente però è Munsta, il nuovo singolo...

"Che è l’aperitivo dell’album numero cinque in uscita in autunno. I due anni di Covid ci hanno tolto tutto ma ci hanno regalato tanto tempo che ho usato per mettere a punto il nuovo progetto".

Che fase di vita e di carriera fotografa?

"Spesso, quando scrivo, l’inconscio mi manda messaggi che solo a lavoro finito riesco a decifrare. In questo caso il concetto-cardine è l’accettazione del cambiamento. Pur circondati da una società fluida, spesso fatichiamo ad assecondare ciò che modifica lo status quo e se non riusciamo a fare quest’operazione su noi stessi, figuriamoci se possiamo farlo con gli altri. Il presente di odio e di guerra c’impone il recupero dell’empatia e della consapevoleza della nostra umanità. Ognuno nel suo bozzolo, ognune fedele a se stesso, ma sapendo che si può scegliere".

Il lockdown è stato anche fertile per la sua penna da romanziera...

"Oltre che canzoni ho sempre scritto, avevo quattro romanzi cominciati ma solo uno l’ho finito ed è ’L’ultimo di sette’ pubblicato da Rizzoli. Gli altri tre resteranno abbozzati, anche perché nel frattempo mi è già venuta l’idea di un altro che completerò a seconda del tempo che mi lascia l’attività canora".

In questo campo quando è avvenuta la svolta e il sogno si è trasformato in realtà?

"Nei sette mesi tra 2009 e 2010 trascorsi tra l’uscita del singolo ’50mila’, il debutto a Sanremo Giovani dove rischiai un clamoroso ruzzolone sul palco e la scelta del brano per la colonna sonora di ’Mine vaganti’ di Ferzan Özpetek".

Intanto anche la Nina privata ha messo radici...

"Spesso considerandolo il nostro amore più grande, il lavoro ci porta via da noi stessi e riuscire a trovare la persona giusta diventa un’impresa. Ma da poco prima del lockdown è entrato nella mia vita Danti e non se n’è più andato. Lui, rapper e produttore, tra gli altri, di Rovazzi e J-Ax, mi sta affiancando in toto anche in questo disco che sta vedendo la luce e mi fa sperimentare sessioni di scrittura non solitaria ma condivisa con nomi che stimavo fin da piccola".

Che immagine le suscita la parola libertà?

"Una medaglia. Una faccia è bellezza, leggerezza, giustizia. L’altra mi incute paura perché è stata strumentalizzata all’inverosimile. E se siamo sull’orlo di una terza guerra mondiale è anche per questo. Mio nonno ha combattuto per la libertà e non è concepibile che nel 2022 stiamo ancora fermi là".

Quindi per lei peggio la guerra della pandemia?

"Peggio il cambiamento climatico. La guerra e la pandemia sono emergenze mondiali che si affrontano globalmente, ma sul surriscaldamento che spegnerà il Sole e trasformerà la Terra in ciò che ora è Marte causando un’estinzione di massa non si avverte un’urgenza pressante. E senza pace la strada è ancora più difficile".

La musica è anche show. L’immagine conta ormai più dei contenuti?

"Beh, se sono innamorata della moda è anche per ’colpa’ dei miei riferimenti artistici, da Mina a Patty Pravo, a Etta James. Ma non si può dire che in Lady Gaga prevalga l’aspetto della messinscena, perché poi quando canta voce e piano, fa commuovere. Il contenuto vince sempre. Diciamo che chi fa solo show e lo fa bello fa sentire meno la mancanza di contenuto".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro