La Magna Grecia del vino e dei banchetti

Il carico di una nave corinzia recuperato al largo di Otranto getta nuova luce su abitudini e lussi nelle colonie dell’Italia meridionale

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di Aristide Malnati

Indiana Jones si spinge negli abissi e lo fa con l’ausilio dei moderni strumenti tecnologici. È dal profondo del mare, nel canale di Otranto a 22 chilometri dalle coste pugliesi, che proviene il bottino di preziose anfore e giare trovato tre anni fa, in parte recuperato nel 2020 e subito studiato. Si tratta di giare, anfore e brocche, ma anche coppe per il vino scrupolosamente accatastate nella stiva di una grossa nave corinzia (la flotta di Corinto, sia mercantile sia militare, è sempre stata un’eccellenza nella Grecia arcaica e classica, magnificata anche dallo storico Tucidide nella sua Guerra del Peloponneso): una robusta imbarcazione del VII secolo avanti Cristo, che probabilmente per un’improvvisa tempesta è affondata in un tratto dello stretto di Otranto, dove nel 2018 è stata individuata a ben 780 metri di profondità.

Subito gli archeologi della Sovrintendenza nazionale per il patrimonio subacqueo, guidati dalla sopraintendente Barbara Davidde, si sono attivati per studiare il relitto e per recuperare il più possibile il suo carico. Cosa che è avvenuta e che ha aperto un mondo sui commerci e sulle abitudini alimentari tra Grecia e le colonie della Magna Grecia dell’Italia meridionale.

L’antica nave con i preziosi oggetti era infatti destinata alle città della Magna Grecia, soprattutto a quelle fondate dai corinzi (a iniziare da Siracusa, ma anche a quelle vicino al canale di Otranto, come Apollonia, Durazzo e Leucàde).

I contenitori recuperati, aspirati dagli abissi con strumenti ad alta precisione, sono di differente tipologia e di varie dimensioni: "Si tratta quasi esclusivamente di materiale di fabbricazione corinzia, esportato in tutto il Mediterraneo, come le anfore di tipologia A, molto usate nel VII secolo avanti Cristo. Abbiamo recuperato: piccole coppe con anse orizzontali (skyphoi), vasi più grossi per trasportare acqua per libagioni religiose (hydriai), coppe di varie dimensioni per il vino con tre becchi (oinochòai trilobate) in ceramica fine e brocche di impasto grossolano che avevano funzioni varie", racconta Davidde.

Un campionario notevole, molto ancora nello scafo del relitto, trasportato con la più grande cura in quanto rigorosamente impilato in giare di notevoli dimensioni, con i singoli recipienti scrupolosamente incastrati l’uno nell’altro: "Questa tecnica – fa notare Davidde – è perfettamente visibile in un pìthos recuperato intatto con al suo interno le piccole coppe vinarie perfettamente impilate senza che avessero la possibilità di muoversi durante le inevitabili oscillazioni della nave".

Il prezioso carico di vasellame raffinato era destinato alle tavole dei nobili e dei tiranni delle colonie della Magna Grecia e ci dà preziose informazioni (anche grazie alle raffigurazioni sui recipienti) sul momento dei banchetti, le feste lussuose nelle corti aristocratiche del mondo greco che sono più volte descritte da Omero nell’Iliade e soprattutto nell’Odissea (si pensi al banchetto offerto dal Alcinoo, re dei Feaci, ad Ulisse). Simposi sontuosi in cui non c’era limite all’abbondanza di cibo e dove il vino scorreva a fiumi e che già nel VII secolo avanti Cristo – ce lo dice proprio la datazione di questi nuovi reperti – erano un costume anche tra i Signori delle colonie della Magna Grecia.

Ma c’è dell’altro: il prezioso carico dell’antico naviro, per quanto danneggiato nei secoli, ha rivelato un certo numero di olive, alla base dell’alimentazione delle città del Mediterraneo: ecco che riusciamo a immaginare momenti di questi banchetti, con abbondanza di pietanze alla base, da sempre, della cosiddetta dieta mediterranea.

Un’alimentazione fatta di frutta, verdura (appunto soprattutto olive), formaggi freschi in particolare di capra e pesce più che carne, il tutto innaffiato da vino rosso sorbito mescolato con acqua: un’alimentazione di cui troviamo ampia eco nella letteratura classica, ma anche in pitture vascolari e in papiri greci trovati in Egitto che riportano la lista della spesa per i momenti di festa.

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