Mercoledì 17 Aprile 2024

La lezione di Jodie: "Donne, ora tocca a noi"

La Foster superstar a Cannes si racconta. Dal debutto sulla Croisette a 13 anni con “Taxi Driver“ ai due Oscar, all’impegno da regista

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di Giovanni Bogani

"È il momento giusto: mai come ora a Hollywood e nel mondo del cinema c’è l’occasione di farsi valere, la possibilità dopo anni di lotte, di vedere rappresentati tutti. It’s the right time", ripete Jodie Foster ieri a Cannes, "per raccontare nuove storie perché anche al cinema le cose sono completamente cambiate, le prospettive per le donne sono completamente diverse. Posso dirlo con certezza: ho cominciato a recitare a 3 anni".

Una donna libera. Senza bisogno di ostentare la sua libertà. Ma anche senza nascondersi mai, senza nascondere le sue scelte, i suoi amori, le sue passioni. Libera e coraggiosa. Coraggiosa quando a tredici anni era qui a Cannes come protagonista, al fianco di Robert De Niro, di Taxi Driver, e discuteva in francese con i giornalisti, perché Scorsese e De Niro con quella lingua erano in difficoltà. Libera, quando ha scelto – mentre la sua carriera volava – di andare a Yale per cinque anni, a studiare all’università.

Libera, qui a Cannes: quando sfila sul tappeto rosso mano nella mano con la moglie Alexandra Hedison, tutte e due con un sorriso smagliante; quando la bacia al momento di ricevere la Palma d’Oro d’onore alla carriera. Sono gesti che ancora non sono scontati, non sono banali. E comportano ancora qualche rischio.

Allo stesso modo, Jodie si è mostrata, con qualche filo bianco fra i capelli, con le rughe dei suoi bellissimi 58 anni. Libera anche di invecchiare, di mostrarsi com’è, nel giorno in cui Cannes la celebrava. Si è concessa il lusso più grande: essere in tutto e per tutto se stessa.

Ieri pomeriggio Jodie Foster si è raccontata per un’ora abbondante in un "Rendez-vous" (ex Masterclass) nella sala Bunuel del Palazzo del festival. I posti sono andati esauriti appena messi a disposizione online: nella platea piena, non soltanto giornalisti, ma cinefili e studenti di cinema. Jodie parla di rinascite e di cambiamenti nel cinema e nella vita di tutti, e lo fa in un francese perfetto.

Racconta come abbia affrontato una delle sfide più impegnative: quella con sua madre. "Due volte", ricorda. "Quando ho deciso di abbandonare la recitazione per andare a studiare a Yale, per cinque anni. E quando, dopo aver vinto due Oscar come migliore attrice protagonista, per Sotto accusa e per il Silenzio degli innocenti, ho deciso di mettermi dietro la macchina da presa, e fare la regista. Mia madre mi disse chiaro e tondo di lasciar perdere. Sono così fiera di non averla ascoltata!".

Riavvolge il nastro, rivede il film della prima volta a Cannes, con Taxi Driver: "Ero una ragazzina accanto a De Niro, e quando arrivai a Cannes ero triste per un lutto. Il mio cane, Napoleon, uno yorkshire, era appena morto. È stato uno dei momenti più tristi della mia vita. Ma ho pensato: vado a Cannes, faccio un sacrificio, in suo onore". Ricorda di essersi resa utile, anche quella prima volta: "C’era un brutto clima, dopo la prima proiezione di Taxi Driver, i critici dicevano che c’era troppa violenza in quel film. Martin e Robert non parlavano francese, non potevano ribattere: così mi trovai io, tredicenne, a discutere con i critici francesi. E forse qualcuno cambiò idea grazie a quella ragazzina".

Parla delle donne. "Quando ho iniziato, c’erano donne solo nel reparto costumi e make up. Ora ci sono tante produttrici e registe: ma l’uguaglianza è ancora lontana dal compiersi". E a una donna regista, un personaggio controverso, ma importante della storia del cinema, Jodie Foster da tempo vuole dedicare un film. Si tratta di Leni Riefenstahl, attrice, fotografa, passata alla storia sotto una luce sinistra per essere stata la "regista di Hitler", quella che diresse i documentari sul raduno nazista di Norimberga e sulle Olimpiadi di Berlino del 1936. Una donna di una visione estetica grandiosa, che nonostante Hitler celebrò, nel suo film, le gesta dell’atleta di colore Jessie Owen.

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