
La Donna di Vitruvio ritrova i palasport. Giorgia scende, infatti, stasera dalla leonardesca copertina del suo ultimo album Blu 1 per salire sul palco del Forum d’Assago, prima tappa del cammino che la porta pure a Mantova il 18 novembre, Firenze il 23, Casalecchio di Reno il 24 e Brescia il 9 dicembre. Tutto col supporto di una band di sette elementi alle dipendenze di Sonny T, ex bassista dei New Power Generation di Prince.
Partendo dalla concezione vitruviana, se i teatri d’opera e i luoghi d’arte sotto le stelle appartenevano più al cerchio, alla sublimazione dei sensi, i palazzi dello sport suggeriscono il quadrato, la fisicità.
"Già, ma stavolta la donna vitruviana l’abbiamo un po’ scomposta, distanziando sul palco quadrato e cerchio perché questo punto d’incontro tra cielo e terra è veramente difficile da trovare; è complicato unire la nostra parte spirituale a quella razionale, soprattutto in tempi in cui la seconda sembra aver preso un po’ il sopravvento sulla prima. La speranza di diventare un tutt’uno ovviamente rimane, anche se con molta fatica. In quel che faccio penso di aver messo sempre un po’ dell’uno e dell’altro, perché penso che le canzoni, stimolando la nostra sensibilità, aiutino a crescere".
Da dove parte questo viaggio nelle cattedrali dello sport?
"Ho pensato di iniziare lo spettacolo con Io fra tanti per l’incipit che dice “Come ero E come sono ora Dove ero E come sento ora …”. Mi sembrava necessario dichiarare subito dire che il tempo è passato e tracciare un po’ di linee tra il prima e il dopo con le canzoni".
Alla chitarra c’è Andrea Rigonat, marito di Elisa. Questo significa che nel prossimo tour ‘Eli’ avrà le coreografie di Emanuel Lo?
"Sarebbe bello, ‘mo glielo propongo. Per quanto mi riguarda, sono felice di aver guadagnato un musicista eccezionale, che mi ha permesso di trovare soluzioni interessanti come una citazione di Hendrix sul finale di E poi. Nell’arte lo scambio tra artisti è fondamentale".
Che pezzo ha scelto di Hendrix?
"Facciamo un frammento di The wind cries Mary che so a memoria fin dall’adolescenza, la eseguivo nelle serate di cover. Toxic di Britney Spears, invece, me la sono dovuta studiare".
Tempi di anniversari.
"“Laura (Pausini - ndr) ha festeggiato quest’anno i 30 anni della Solitudine e a me tra tre mesi cadono quelli di E poi; sono scioccata dalla velocità con cui passa il tempo lasciando un senso di malinconia, ma anche di vissuto che ritrovo nel pubblico lì davanti. Con quelli che conosco lì sotto al palco ormai c’è affetto. Spesso vengono coi figli, che magari mi hanno scoperta grazie a Oro nero, e avere davanti due generazioni è una gran bella sensazione".
In quel Sanremo lontano se lo sarebbe mai immaginata di essere ancora su un palco dopo trent’anni?
"No, io non immaginavo neppure di arrivare a dieci. A parte che ero convinta di morire giovane e, una volta sopravvissuta al Club 27 (quello di artisti scomparsi a quell’età come Hendrix, Joplin, Morrison, Winehouse - ndr), ho pensato, con un filo di presunzione, che mi sarebbe toccato a 33. Invece…"
Qualche tentennamento?
"Con i miei alti e bassi, più di qualche. Alla fine, è stata la musica a tenermi qui. Il fatto, ad esempio, di ricevere per l’ultimo disco pezzi da artisti come Michielin o Mahmood mi ha fatto capire di avere ancora un ruolo, di non avere ancora finito".
E quando suo figlio Samuel le dice: vai a Sanremo, ma io tifo Lazza, che cosa pensa?
"Se non lo conoscessi, ci rimarrei male. Lui è uno che ti tiene sempre sul filo, non ti dà mai la risposta che, da madre, desidereresti".
Nell’ultimo decennio l’età media degli artisti in classifica è scesa del 27%.
"Era dagli anni ’90 che la musica non subiva una svolta così, quindi ci sta. Per questo la vivo bene. A parte la presenza in casa di quel disgraziato di Samuel che mi dice: se non fossi mia madre, saresti la mia cantante preferita".
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