Martedì 23 Aprile 2024

La gioia di Fraser: "Rinascere è possibile"

Da sex symbol all’oblio, poi il ruolo di obeso in “The Whale“. Emoziona Brendan con la statuetta di migliore attore protagonista

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di Giovanni Bogani

L’Oscar più emozionante è stato il suo. Brendan Fraser, l’altra notte sul palco del Dolby Theatre, con la statuetta in mano, celebrava la sua resurrezione. Niente di più, niente di meno. Per il protagonista di The Whale, 54 anni, questo Oscar come miglior attore equivale alla fine di un calvario, a una rinascita, alla fine di una via crucis. "Allora è così il multiverso! Oh, mio Dio..." ha detto Fraser, con un’allusione all’altro film trionfatore negli Oscar, che tratta proprio di vite possibili alternative. "Ho iniziato a lavorare in questo settore trent’anni fa e le cose non sono state facili. Ringrazio Darren Aronofsky per avermi lanciato un’àncora di salvezza creativa e avermi fatto salire a bordo".

Nel film The Whale, in questi giorni nelle sale, Brendan Fraser è un insegnante di scrittura creativa obeso in modo devastante. Fa lezione su Zoom ai suoi allievi, senza il coraggio di mostrarsi. E soffre per le sofferenze che ha inflitto, nella vita, alle persone che amava e da cui era stato amato. Spiaggiato su un divano, prigioniero di un corpo gonfio a dismisura. Fra il suo peso reale e la tuta prostetica, duecentosettanta chili di dolore e sfascio. Una figura dal pathos tremendo, quasi insostenibile. Che Brendan Fraser interpreta con mesta tenerezza e disperazione.

Ma era la sua stessa vita, non la finzione, a essere sprofondata nell’abisso. Negli anni ’90 e 2000 era un sex symbol. Dopo il successo con La mummia nel 1999, in cui Fraser era un Indiana Jones autoironico e belloccio, dal fisico scultoreo, tutto è andato nel verso più storto possibile. Nel 2003 – ma lo dichiarerà molto dopo, nel 2018, sull’onda del #MeToo – subisce molestie da una delle persone più importanti di Hollywood, Philip Beck, il presidente dei Golden Globes. Ne rimane traumatizzato. Intanto, il terzo capitolo de La mummia, La tomba dell’imperatore dragone, è un flop pazzesco, nel 2008. In quel film, lui si infortuna gravemente: si ostinava a voler fare da solo i propri stunt. Risultato: vari interventi, fra cui la ricostruzione di un ginocchio. "Ogni mattina in scena mi tiravano su come un gladiatore, con nastri muscolari e impacchi di ghiaccio".

L’ex eroe dal fisico apollineo comincia a prendere chili. Poco dopo il flop della Mummia divorzia dalla moglie Afton Smith. Comincia a essere investito dall’onda di una depressione sempre più forte. E comincia a ingrassare. Nel 2016 muore di cancro la madre, Carol Mary. La depressione in lui cresce. E anche il giro vita. I produttori importanti gli voltano le spalle. Non è proprio in una "black list", ma ci va vicino. Perde anche la memoria, in seguito alle drastiche diete dimagranti. "Ero davanti a un bancomat e non ricordavo più niente", confesserà. Insomma: una situazione senza uscita. Come dentro le quattro pareti della casa del film The Whale, da cui tutto il film sembra non uscire mai.

Aronosfksy dice di averlo rivisto in un film brasiliano a basso budget, in cui Fraser aveva un piccolo ruolo. "Non avevo mai visto La mummia né George re della giungla altri suoi blockbuster: ma l’ho visto lì e mi si è accesa una lampadina". E da lì, un percorso di dieci anni prima di riuscire a terminare The Whale. Ma da quel momento è iniziata quella che adesso i giornali chiamano la Breinassance. E c’è già un nuovo film in arrivo: Killers of the Flower Moon, di Scorsese, con De Niro e DiCaprio.

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