di Andrea Martini Gli Usa vivono un momento difficile: il Paese è insicuro (la Cina corre di più), impaurito (Covid), sbandato (assalto al Campidoglio) e l’orizzonte non è, al momento, roseo. Hollywood come sempre s’adegua: via la realtà dallo schermo a vantaggio della fantasia, meglio se grigio-nera. E poiché l’originalità è merce rara regna il remake. Cercare nel repertorio offerto dal passato rassicura, anche se in quest’occasione si è fatto ricorso non a un vecchio successo ma a una pellicola controversa. Uscito in patria da un mese sta per arrivare (nei cinema italiani dal 27 gennaio) Nightmare Alley - La fiera delle illusioni replica del bizzarro e morboso film diretto da Edmund Goulding nel 1947 firmato oggi da Guillermo del Toro, sempre a suo agio quando le atmosfere si fanno sulfuree e inquietanti. La vicenda tratta, come l’originale, dal bel romanzo di William Lindsay Gresham – rimasto incredibilmente inedito da noi fino alla recente edizione di Sellerio – s’incentra sulla figura di un bell’imbusto dal passato ambiguo e dalle eco faustiane, manipolatore delle menti più semplici, ambizioso e spericolato. Principe di un baraccone ambulante, re delle fiere di paese con fenomeni che non esitano a divorare animali vivi e a sgozzarne altri per il piacere sadico degli spettatori, il ciarlatano si vanta d’incantare platee con finti esperimenti di spiritismo. Intrepido e visionario è un antieroe che sa far ribrezzo e intenerire. Nel film di Goulding a dare luce a questo carattere ambiguo vi era Tyrone Power, all’apice del successo ma desideroso a quel tempo di scrollarsi di dosso i panni del romantico avventuriero: mal gliene incolse, ai tempi le fan gli voltarono le spalle. Oggi nella versione di Guillermo del Toro (con un cameo della figlia di Tyrone, la “nostra“ Romina) è Bradley Cooper a colorare di un tono più intimo l’amara ...
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