La clinica della fertilità degli antichi romani

Dagli scavi di San Casciano dei Bagni emergono un santuario monumentale e un tesoro di offerte votive. "Unici in Italia e nel Mediterraneo"

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di Federica Damiani

Una grande clinica per la fertilità, un luogo dedicato alla buona sorte, dove recarsi per vivere la miglior vita possibile grazie alla benedizione degli dei. Dev’essere stato così il Santuario del “Bagno grande“ a San Casciano dei Bagni. Un vero e proprio luogo di culto, di preghiere, di aspirazioni per le genìe future e di ringraziamenti per le guarigioni ottenute anche un posto dove espletare maledizioni verso i nemici. Le ultime scoperte della sesta campagna di scavi, presentate ieri nella piazza del piccolo centro nel Senese dal direttore del progetto scientifico Jacopo Tabolli, dal direttore dello scavo Emanuele Mariotti e da Ada Salvi della Soprintendenza di Siena e Grosseto, testimoniano la varietà di storie di vita che si sono susseguite dal IV secolo a.C. fino al 1.800.

Tutte storie accomunate dalla sacralità delle acque termali. Se nel periodo etrusco e nel periodo romano i fedeli si recevano al santuario per pregare una specifica divinità, da Apollo a Iside, da Fortuna Primigenia a Ercole, e portare statuette votive che venivano gettate nella vasca termale a una profondità di alcuni metri, nel gorgo scuro e impenetrabile, simbolo dell’infinito onnipotente, nel periodo mediceo la gente veniva principalmente per curare i propri malanni; dalla gotta alla psoriasi, dalle emorroidi all’infiammazione del trigemino come successe al cardinale Borromeo, a noi noto grazie ai Promessi Sposi, che si recò fino a San Casciano per ben due volte nel 1600 e nel 1601 per trovare rimedio a un doloroso “mal di guancia“.

Ogni passaggio di vita è una stratificazione oggi ben riconoscibile. "L’area intera è ben quattro volte più grande di come ce lo eravamo immaginato" commenta Tabolli. Le ultime settimane di scavo hanno portato alla luce infatti anche un ambiente del ‘500, assolutamente fedele alle testimonianze scritte del periodo Mediceo. Nel III secolo d.C. invece c’è stato un collasso di una parte del santuario che ha riportato alla luce un ulteriore spazio di culto e probablimente una nuova vasca. Fedeli da tutto il mondo etrusco e poi romano si recavano al santuario per chiedere una grazia. In questi giorni è stato addirittura ritrovato un piccolo utero bronzeo dell’inizio dell’impero romano così come un pene, simboli di fertilità per eccellenza ma anche altri organi umani quali gambe e piedi. E un orecchio in bronzo, di raffinata fattura, con una rara iscrizione dove si chiede la grazia a Fortuna primigenia.

Lo scavo avviene in condizioni difficili per le alte temperature di questa torrida estate, perché gli archeologi lavorano nel fango con 10mila litri di acqua al minuto che sgorgano dal territorio e tutto si svolge in un ambiente fragile che richiede la massima attenzione. Ma è quella che impiegano i 38 archeologi arrivati qui dalle università di Siena, Roma, Cipro, Buffalo, Lovanio, Sassari, Dublino, Salento, Salerno, Pisa e Firenze. Oltre 60 studiosi coinvolti; numismatici, etruscologi, ingegneri, geologi stanno cercando di ricreare la rappresentazione più vicina alla realtà. "Lo scavo del Bagno grande ha portato alla luce tesori senza uguali in Italia e nel Mediterraneo antico. E parla una lingua contemporanea. perché l’orgoglio di tutti noi – continua Tabolli – è l’esperimento umano. Il rapporto che si è creato con la comunità e le istituzioni che hanno scommesso sul progetto, la realizzazione di un hub di ricerca e l’apertura di un museo che vedremo in tempi brevi".

Proprio in queste ore il ministro della cultura Franceschini descrive quella del Bagno grande "una scoperta davvero eccezionale che conferma l’importanza di questo scavo e del lavoro egregio portato avanti in questi anni". Mentre il direttore generale dei musei Massimo Osanna annuncia l’apertura del museo di San Casciano dei Bagni. "Lo apriremo in un palazzo cinquecentesco del centro storico per allestirlo con i reperti già scavati e quelli che arriverranno".

Di certo servirà una stanza solo per le monete ritrovate sino adesso. Oltre tremila sono state identificate di fresco conio. Secondo gli studiosi sono state coniate appositamente per essere portate direttamente dall’antica Roma come voto alle divinità del santuario e mai utilizzate per altri scopi.