Martedì 16 Aprile 2024

L’Orlando innamorato: "Ricomincio dal teatro"

Dal Papa di Sorrentino a "La vita davanti a sé" sul palco. "La pensione? Non esiste, a 63 anni non mi fermo e torno con due film"

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Come si è trovato nelle vesti del Papa? Silvio Orlando, ovvero il cardinale Voiello salito al soglio pontificio nell’ultima puntata di The new Pope di Paolo Sorrentino, sorride: "Beh, quegli ultimi cinque minuti della seconda serie sono stati per me un grande regalo. È un’immagine che resta. Non so se ci sarà un terzo ciclo visto che il mondo di Paolo è fatto di idee che si rincorrono in continuazione. Intanto, però, quel vestito bianco me lo sono messo". L’attore, abbandonati mitra e ferula, è in questi giorni impegnato in una sfida teatrale di alto spessore: venerdì 4 luglio debutta nel cortile della reggia di Capodimonte (nell’ambito del Napoli Teatro Festival) nella versione scenica del romanzo di Romain Gary "La vita davanti a sé", di cui, oltre che interprete, è regista e riduttore. "C’è tenerezza, umanità, forza e commozione – spiega –. È una scrittura che non risente del passaggio dalla pagina al teatro".

Pubblicato nel 1975, vincitore nello stesso anno di un discusso premio Goncourt, divenuto film nel ‘77 con Simone Signoret e trasposto ora in un altro film di prossima distribuzione su Netflix con Sophia Loren, il romanzo racconta la storia di Momò, bambino arabo che vive nel quartiere multietnico parigino di Belleville nella pensione di un’anziana ex prostituta ebrea, che sbarca il lunario prendendosi cura delle colleghe più giovani. Orlando ne ha fatto alcuni anni fa una lettura al Festival della spiritualità di Torino e da allora ha iniziato a lavorare sul testo, perché "questa sarabanda fra spazzini mangiafuoco e transessuali campioni di boxe, rimanda a un mondo antico e moderno pieno di problematiche".

Al suo fianco ci sarà un ensemble musicale diretto da Simone Campa. Questo sarà dunque il suo spettacolo in tournée la prossima stagione?

"L’intenzione è questa, anche se non so cosa succederà vista l’incertezza in cui ci troviamo. Durante il lockdown ho studiato molto il romanzo e ho spostato il punto di vista. Il vero tema di Gary non è tanto quello della convivenza fra le persone quanto il rapporto con la madre e con la donna. È un materiale emotivo, sentimentale, necessario. Insomma, voglio superare il concetto di reading e fare quelle parole mie, sviluppando i concetti che mi erano sfuggiti nel segno del realismo magico".

Tornerà a lavorare sui set?

"A settembre dovremmo cominciare le riprese del film di Roberto Andò tratto dal suo romanzo Il bambino nascosto e di quello di Leonardo Di Costanzo Dall’interno dove reciterò per la prima volta insieme a Toni Servillo. Con Andò stiamo pensando anche a una versione teatrale di Uccellacci e uccellini ma il progetto contiene difficoltà enormi. Mi confronterei con un mostro sacro come Totò e con un film dall’impatto iconico fortissimo. Però mi attrae quel Pasolini pacificato e lieve".

In autunno arriverà sugli schermi Lacci, il film di Daniele Luchetti tratto dal romanzo di Domenico Starnone. Lucchetti, Starnone...C’è tutto il suo mondo qui?

"Sì, ma per motivi di sceneggiatura il mio ruolo è ridotto. Sono contento di questa operazione, una scelta intelligente che tiene vivo l’interesse sul romanzo".

Oltre che studiare Gary, cosa ha fatto nel lockdown?

"Ho ripreso a suonare il flauto, un sogno che avevo da adolescente. Mi sono talmente perfezionato che ne darò una breve dimostrazione durante lo spettacolo. L’altra unica distrazione è stato un tavolo da ping pong che alcuni condomini avevano sistemato nel ballatoio. Quel che più mi spiace è non avere potuto festeggiare a dovere i vent’anni di matrimonio".

Niente social, dunque, durante la reclusione domestica?

"Mi fanno paura, tirano fuori il peggio delle persone: manie, ossessioni, perfidie. È un mondo fasullo in cui devi per forza dire il contrario di quello che ti ha preceduto. Quando sono stato costretto a aprire una pagina Instagram l’ho fatto per pochi minuti col nome di mio suocero".

Che ne è stato della sua proposta di creare un fondo per sostenere gli attori in difficoltà?

"Nessuno l’ha presa in considerazione. La mia idea era di creare una sorta di banco di mutuo soccorso dove chi ha la fortuna di lavorare versa una piccola percentuale per chi è disoccupato. Ma l’idea è rimasta lì".

Una confidenza: come vive i suoi 63 anni?

"Alcune cose sono molto meglio di prima, altre peggio. Bisogna lavorare per mantenere in forma il cervello dentro a una macchina che ha già parecchi chilometri. Soprattutto ora che l’idea di pensione non esiste".

 

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