Venerdì 19 Aprile 2024

"L’arte italiana? In tv si vende come Disney"

Giorgio Tacchia di Chili parla di “ITsArt”, la piattaforma voluta da Franceschini per diffondere in streaming in tutto il mondo la nostra cultura

Migration

di Davide Nitrosi

"Sarà la Netflix della cultura", ha sentenziato il ministro Franceschini. ITsArt, la piattaforma creata da Cassa depositi e prestiti e Chili per diffondere in streaming il meglio del patrimonio culturale italiano. Il braccio operativo dello Stato controlla la società con il 51%, l’operatore privato (partner tecnologico che ha il know how sulla piattaforma e sulla distribuzione di contenuti digitali) detiene il resto e ha soprattutto il compito di fare funzionare il progetto. Giorgio Tacchia, presidente e ceo di Chili, ha le idee chiare.

Tacchia, lei dice che sarebbe meglio definire ITsArt una Disney italiana. Perché?

"Perché a differenza di altre aziende che si occupano di entertainment, Disney ha pochi contenuti sui quali c’è una conoscenza spontanea in tutto il mondo. Tutti conoscono i brand e i character della Disney. Topolino, Paperino, Bambi. In Italia abbiamo gli Uffizi, Pompei, il Colosseo, la Scala, il maestro Muti, Bolle... Un patrimonio di valore inestimabile".

Sono i nostri personaggi in effetti. Senza bisogno di fare le presentazioni.

"Appunto. Inserire questo patrimonio nel nostro palco virtuale significa partire con un vantaggio enorme. Tutto il mondo sogna di venire in Italia per vedere dal vivo l’arte, la cultura e il territorio. Non c’è bisogno di spiegare che cosa è il Colosseo. Concentrare queste proprietà intellettuali in una piattaforma, ci rende più vicini a ciò che è Disney piuttosto che Netflix".

Però Netflix funziona...

"Nel pacchetto Netflix ci sono ventimila contenuti, ma quelli più conosciuti sono poche decine. I contenuti su Disney sono meno, ma hanno un valore inestimabile perché è quello che tutto il mondo cerca".

Come si pagheranno i contenuti su ITsArt?

"Uno per volta. Ma quelli che non sono prime visioni assolute, possono essere messi a disposizione gratuitamente con la pubblicità. Chili ha conferito la sua piattaforma mantenendo i suoi modelli di business. Abbiamo anche la possibilità di fare ticketing e vouchering, vendendo biglietti per musei, cinema, mostre, teatri".

Per ora, tranne i musei, è tutto chiuso per la pandemia.

"Ma quando riaprirà tutto, ItsArt sarà uno strumento importante di visibilità. Si potranno fornire i contenuti ad aziende che volessero distribuirli ai loro clienti come sconti o promozioni".

Niente abbonamenti?

"Magari più avanti, quando la piattaforma avrà dei numeri importanti. Il core business sarà la vendita di eventi nuovi. In Italia ci sono 40mila iniziative culturali all’anno. La piattaforma offre uno strumento di visibilità per portare ancora più gente nei teatri o nei musei. Ma è anche complementare".

Quindi non si tratta solamente di risolvere un’emergenza legata ai lockdown?

"Abbiamo costruito un’azienda con un progetto a lungo periodo. La distribuzione dei contenuti streaming è un dato di fatto. Ci sono 10 miliardi di smart tv nel mondo, 600 milioni di abbonati a Netflix, Amazon Prime, Disney... La pandemia ha creato un problema enorme ma ha anche accelerato l’adozione di questi strumenti. Tra l’altro viaggiare è diventato più complicato e non sappiamo come sarà in futuro".

Ci sono le competenze?

"Certo. Netflix ha insegnato molto, sperimentando anche modelli di comunicazione. Prendiamo l’esempio delle docufiction come San Patrignano. La visita virtuale di un museo o di una mostra potrebbe essere raccontata anche con il modello della docufiction, costruendo un’esperienza emozionale che sarà parte dell’evento. Si potrà vendere sia il biglietto per la mostra sia il prodotto digitale".

Servono professionalità.

"Scrittori, produttori, creatori di contenuti media digitali. È un progetto che contiene un’enorme carica creativa. Sperimentiamo, il mercato dirà se funziona. La qualità deve essere alta perché non regaleremo l’evento".

Chi pagherà le produzioni?

"Arte e cultura in Italia sono sempre state finanziate. Può essere più facile finanziare eventi che si vendono su più piani. Ci sono i fondi pubblici, gli sponsor, le fondazioni".

Perché questo progetto trova tante resistenze?

"Come sempre. È accaduto anche quando è partito Netflix".

È stato criticato pure il brand ITsArt...

"Ma dobbiamo distribuire l’arte italiana nel mondo! Il brand contiene la parola art, che si comprende in tutte le lingue. Un brand intellegibile e globale".

Quando partirete?

"Non ci sarà un evento di lancio. Fine febbraio, forse marzo. Oggi i teatri sono chiusi, bisogna anche rimettere in moto la macchina degli eventi. Però non siamo il sostituto della partecipazione reale agli eventi. Anzi, noi vogliamo il pubblico nei teatri e nelle mostre".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro