Giovedì 25 Aprile 2024

Kristina come Nureyev

Giovanni

Morandi

Successe così anche a Rudolf Nureyev quando il ballerino fuggì dall’Est e ai gendarmi che erano all’aeroporto di Parigi disse: "Non fatemi partire. Chiedo asilo perché voglio danzare". Così si è ripetuto con l’olimpionica Kristina quando all’aeroporto da dove con la forza stavano riportandola in Bielorussia è corsa verso un poliziotto giapponese e gli ha mostrato il messaggio che aveva tradotto online. "Aiuto, mi portano via con la forza. Sono in pericolo". Anche lei, atleta di 24 anni, ha spiegato: "Voglio solo correre". Così è successo durante la Guerra Fredda quando fuggivano dall’Europa dell’Est dicendo: voglio solo scrivere, voglio solo dipingere, voglio solo recitare, voglio solo vivere. Ma questa storia colpisce perché sembra anacronistica. Invece porta dritta alla Bielorussia di Lukashenko che tiene gli oppositori in prigione o negli ospedali psichiatrici. Kristina Timanouskaya ha scoperto cosa sia il suo paese quando a Tokyo i suoi dirigenti olimpionici le hanno detto che era stata iscritta a una competizione diversa da quella per la quale si era preparata da cinque anni. Ingenuamente ha protestato su Istagram. A quel punto l’hanno accusata di "insubordinazione", insultata, minacciata, lo psichiatra le ha pronosticato il rischio di suicidarsi. Un avvertimento in stile mafioso. Poi è stata obbligata a tornare a Minsk. È stata salvata dalla disperazione quando si è lanciata verso il poliziotto giapponese che l’ha presa in consegna proprio mentre stava per imbarcarsi. Ora si trova in Polonia, che le ha dato asilo politico. Kristina sostiene di essere solo una sportiva e di non aver mai detto nulla contro il regime. Ma ora ha capito che non basta tacere.

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