Mercoledì 24 Aprile 2024

Kim Kardashian: dieta e decolorazione. Così è diventata Marilyn per il Met Gala

A qualcuno piace osare ma non basta l’abito per essere la Monroe

Kim Kardashian (41 anni) con l’abito indossato da Marilyn per Jfk nel ’62 - foto Ansa

Kim Kardashian (41 anni) con l’abito indossato da Marilyn per Jfk nel ’62 - foto Ansa

A Marilyn Monroe quell’abito incredibile costò seimila dollari e per amore di aderenza fu costretta a farselo cucire addosso. Kim Kardashian, che lo ha avuto in prestito ed è costretta a restituirlo, per indossarlo sul red carpet del Met Gala a New York e fare prendere un colpo ai presenti ha dovuto perdere 7 chili in 3 settimane. Quando si dice calarsi nei panni del mito. E osare il tutto per tutto (la competizione in questo caso è dura) con un vestito che ha scritto una pagina della storia Usa.

La Monroe lo indossava il 19 maggio 1962, la sera in cui cantò Happy Birthday al presidente che compiva 45 anni con una voce di panna e miele. Nessuno poteva immaginare che pochi mesi dopo, il 4 agosto, lei sarebbe morta – 36 anni – e il festeggiato non avrebbe tardato a raggiungerla. Evidentemente le star dei nostri tempi non sono superstiziose. Organza di seta color carne, come se la carne in mostra non fosse abbastanza già allora. Tempestato di cristalli di rocca cuciti a mano in modo da riflettere le luci. E accompagnato da una stola di pelliccia bianca, che la Monroe recuperò in camerino prima di scomparire con John Kennedy nei sotterranei del Madison Square Garden mentre tutta la nazione mormorava.

Abito screanzato per l’epoca, da infarto comunque e sempre. Solo l’imprenditrice e uber influencer diventata famosa per il suo lato B poteva osare tanto, e pazienza se è stato proprio il lato B a dare qualche problema. Abbagliante e fiera al braccio del toyboy Pete Davidson, anche se stremata da una seduta hardcore dal parrucchiere. Per spingere l’emulazione fin sopra i capelli è passata in poche ore dal castano al biondo platino. Parrucca? No, coraggio. Un massacrante processo di decolorazione durato 14 ore, ma sai dopo che soddisfazione. Lo faceva anche la Monroe. Non metti quel vestito lì se non hai la testa. E cosa c’era nella testa di Norma Jean nella notte che l’avrebbe consegnata per sempre alla leggenda? Confusione, un filo di panico. Erano presenti 15mila elettori democratici, non tutti di buon umore. Il cognato dei Kennedy, l’attore Peter Lawford, aveva organizzato il gala convinto che solo lei potesse essere all’altezza ma al vertice del partito serpeggiava lo scontento: una ragazza venuta dalla strada, una che non oppone un rifiuto se qualcuno le è appena simpatico, una così che canta per l’uomo più autorevole della terra, il presidente della nuova frontiera, dei diritti civili, dei nuovi rapporti fra le grandi potenze?

Dicono si conoscessero da qualche anno. C’è chi giura di averli visti più volte sulla spiaggia di Malibù, lui ancora giovane senatore e lei attrice in ascesa. Incontri frequenti e poco innocenti. Con John, ma anche con il fratello Robert. Lo show al Madison Square sarebbe stato l’apice di un sogno, un invito impossibile da rifiutare. Mentre le acconciavano i capelli era nervosissima. Bobby Kennedy entrò in camerino e li sentirono litigare. "Penso sia una fottuta cagna" sibilò lui all’uscita secondo quanto riferisce il più perfido dei biografi, che non manca di aggiungere quanto fosse scarmigliata la diva e quanto bene può fare ai nervi una coppa di champagne. Si fece attendere dalla platea. Ma quando entrò in sala con quel vestito pazzesco e attaccò a soffiare nel microfono in un bagliore di cristalli venne subito perdonata.

All’alba fu vista lasciare l’edificio con il presidente e salire nell’attico dei Kennedy affacciato su Manhattan. Era l’epilogo di una giornata speciale, l’inizio della fine per entrambi. Da allora non si incontrarono più. E quindi sì, ci vuole coraggio a indossare quel vestito.

 

 

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