GIOVANNI BOGANI
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Joan Baez: "Così ho perdonato il mio amore Bob Dylan"

Nel documentario ‘I Am a Noise’ il rancore e la pace: "Mi spezzò il cuore. Poi, dipingendolo, mi sono liberata".

Joan Baez: "Così ho perdonato il mio amore Dylan"
Joan Baez: "Così ho perdonato il mio amore Dylan"

Joan Baez: poetessa con la chitarra, rivoluzionaria bellissima e fragile. I capelli lisci e neri, We shall overcome che risuona dalla sua voce di cardellino, il pacifismo, No to War, C’era un ragazzo che come me.... La conosciamo così. Ma adesso, un film ci racconta una Joan Baez diversa. Gli angoli bui della sua anima. Le sue fragilità, i suoi dolori. Il suo amore, prima felice poi "orribile", per Bob Dylan, l’altro gigante della poesia affidata alle corde di una chitarra.

Avevano la stessa età. Lei che a diciotto anni era già celebre, e a ventuno era sulla copertina di Life Magazine. Lui, con la voce aspra, e i testi geniali. "Eravamo ragazzi", ricorda lei di quel primo incontro nel ’61. "Mi ha intrigato subito. Lui passava tutto il tempo a battere come un pazzo sulla macchina da scrivere. Aveva bisogno di me: aveva bisogno di una madre, di chi gli preparasse il bagno, di chi cantasse con lui. E io avevo bisogno di fargli da madre". Nei suoi diari, Joan Baez scrive: "Sono sempre più affezionata a Bobby". Nelle foto, si coccolano, ridono, si abbracciano. Nei filmati lei sorride, lo raggiunge sul palco, a Washington, di fronte a centinaia di migliaia di persone, e fa i cori per lui. In un’altra occasione, Joan imita Bob Dylan che canta Joan Baez. E fa la voce strascicata e ruvida come quella di mr. Zimmerman.

Tutto questo, lo vediamo nel bel documentario I Am a Noise, che ha aperto sabato sera a Firenze la 64ª edizione del Festival dei Popoli, la più importante rassegna di documentari d’Europa. Nel film, firmato da Karen O’ Connor, Miri Navasky e Maeve O’ Boyle, viaggiamo per due ore dentro l’anima di Joan Baez. Non solo nella sua musica, non solo nella sua carriera: ma nelle sue paure, incontro ai suoi demoni. "Mi ha spezzato il cuore", dice Joan Baez di Bob Dylan, con cui fece coppia dal ’62 al ’65. Perché il ragazzo diventa presto troppo famoso. E in una tournée in Gran Bretagna lei viene relegata sullo sfondo, quasi una fan come le altre. Nelle interviste, Bob Dylan dice "Joan è un’amica. Io non ho una ragazza". "È stato orribile", ricorda lei.

Tanti altri ricordi dolorosi affiorano nel docufilm. Il rapporto con la sorella minore Mimi, cantante anche lei, bellissima, investita dalla tragedia quando nel giorno del suo 21esimo compleanno perse in un incidente di moto il marito e partner musicale Richard Fariña. E decise di non cantare più. Ma più sconvolgente ancora è la audiolettera che Joan indirizza al padre, lo scienziato Albert Baez, accusandolo di abusi non meglio specificati.

Tornando a Bob, quando lui nel 1965 sposa Sara Lownds, Joan rimane sola con il suo dolore, che riesce però a trasformare in una bellissima canzone, Diamonds & Rust. Nel documentario Joan non nasconde la delusione (il rancore) per quall’amore finito, e come sia riuscita – in anni e anni, ben oltre il matrimonio con David Harris nel ’67 – a liberarsene: è arrivata al "perdono totale" nei confronti di quell’ex che le aveva spezzato il cuore. "Ho messo la sua musica e mi sono sciolta in lacrime", racconta Joan, dicendo di aver iniziato in quel momento a dipingere un ritratto di Dylan da giovane. "Quando finii il dipinto, non avevo più alcuna animosità. Nessuna. E così è stato anche dopo". Oggi, a 82 anni, ha fatto pace con il proprio passato, e anche con le sue colpe. Il figlio Gabriel, avuto da Harris, dice: "Mi è mancata, come madre, mentre passava il suo tempo a salvare il mondo". Lei lo sa, non controbatte.

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