Il segreto di Jfk? Lo stile di Jackie

I Kennedy hanno fatto sognare anche per l’eleganza di coppia. Studiata da lei. La sua lezione? Conformismo, bon ton e un tocco scanzonato

Un ritratto di Jackie Kennedy esposto a Bologna (Fotoschicchi)

Un ritratto di Jackie Kennedy esposto a Bologna (Fotoschicchi)

Dopo di loro niente è stato più come prima. La stagione del sogno americano non è mai stata tanto preppy, naturalmente chic, moderna ma sofisticata. La ribalta dei bravi ragazzi, che amano conformismo, bon ton e un tocco scanzonato. Per primi, Jackie e John Kennedy hanno lanciato lo stile di coppia (magari indossando tutti e due i bermuda nel tempo libero), che poi tra alti e bassi, precipizi e palcoscenici arriva ad oggi anche se mai la Casa Bianca potrà tornare a quello splendore. Una coppia che propone all’America una svolta di libertà e di uguaglianza, che si manifesta negli affetti e nei sorrisi più intimi, che emana positività. Merito di Jacqueline Lee Bouvier che trasforma il marito da tradizionale giovanotto sportivone a modello politico d’eleganza contemporanea, buttando alle ortiche calzini da tennis alla caviglia e camicie poco stirate.

La first lady del mito ancora ineguagliato, regina di look e della ribellione alla casalinghitudine alla Mamie Eisenhower col budino al cioccolato e la scuola di educazione domestica, non solo viene dall’alta borghesia ma si è pure laureata in belle arti, ha studiato e vissuto a Parigi carpendo lo charme francese. Dunque niente di più naturale che cominciare da subito a curare l’immagine del presidente, dal matrimonio nel 1953 al breve periodo della “reggenza” dal gennaio 1961 al novembre 1963, e dopo di lui come un contagio cominciare a vigilare sul look di tutti i Kennedy: la famigliona invidiata e chiacchierata si sveglia, rinnova anche lei l’armadio per dare l’immagine della nuova America della gioventù e della speranza, con mamma Rose spesso di rosso vestita e i fratelli Robert e Ted all’inseguimento dello stile del fratello maggiore. Operazione impossibile perché nessuno di loro aveva una stylist come Jackie che aveva capito subito l’importanza dell’abito per fare il monaco-presidente vincente.

E allora via coi completi tutti blu, colore del decoro e dello chic senza tempo, le giacche svelte con gli spacchi, coi mocassini, con le camicie bianche col collo botton down, gli smoking impeccabili, la cravatta scura, le polo e i pantaloni di canvas sfoggiati solo per andare in barca sull’amata Victura a Cape Code come sulla spiaggia di Hyannis Port. Oggi al presidente piacerebbe lo stile di Giorgio Armani e quello di Ralph Lauren, non c’è dubbio, e nel tempo libero il tocco sicuro di Brooks Brothers.

Il presidente negli anni Sessanta è un uomo bello, sorridente e fascinoso, che con la moglie si mostra sempre mano nella mano come uno studente al college, sui prati pettinati della Casa Bianca con Caroline e John John vestiti da principini, come alle serate di gala. Impossibile fare paragoni con gli Obama o peggio coi Trump. Gli abiti slim di Barack certo si fanno ricordare, quelli troppo fantasiosi di Michelle un po’ meno, i cappottoni e le cravatte rosse di Donald non si possono vedere come troppo vestita, e sempre firmata, è Melania splendida donna sui tacchi 12 anche sulla scena degli uragani che però non riesce a sfondare il fortino dell’eleganza di Anna Wintour che non ci pensa proprio a dedicarle una copertina su Vogue America.

Se Jackie e il suo John fossero vissuti oggi alla Casa Bianca non avrebbero avuto rivali. Forse solo Elisabetta II potrebbe oscurarli, lei sì anche regina mediatica. Stile di coppia e di famiglia dove tutto è libero eppure coordinato e studiato ad arte, le sdraio per le sieste domenicali e le tavole imbandite per le cene di gala, i cani che giocano coi bambini del Clan Kennedy davanti al caminetto e le decappottabili e i capelli al vento, i pomeriggi di relax per seguire in riva al mare l’America’s Cup come gli impegni ufficiali. La famiglia del presidente Kennedy è la famiglia ideale, il nido sicuro, la ribalta di uno stile perfetto e rassicurante, con John John che addirittura gioca sotto la scrivania di papà nello Studio Ovale.

Una strepitosa operazione di comunicazione visiva che trionfa nelle foto in mostra a Palazzo Belloni a Bologna, con Jackie che risplende di semplicità nel vestito di cotone vichy giallo, il caschetto nerissimo perfetto, il trucco appena accennato, le perle che la illuminano, i golfini a mezze maniche, i foulard in testa che fanno tanto country, ma anche i tubini da cocktail che le realizzava Oleg Cassini o Osca de la Renta e quei pantaloni affusolati e perfetti sui mocassini o le ballerine. Nessun eccesso, solo carisma naturale, un mix di etichetta e spontaneità che non ha uguali se non in Lady D. Lontane anni luce le Kate e le Meghan, solo se si pensa alla poesia dell’abito da sposa della first lady fatto realizzare con lo strepitoso velo gonfiato dal vento da Ann Lowe, prima designer americana di colore con atelier a New York: chiaro messaggio antirazzista di Jackie, futuro passepartout per la Casa Bianca per il cattolicissimo marito.

Sobria, sofisticata, attualissima anche nell’ora più buia a Dallas, con la tenerezza di quel tailleur rosa che si macchiò di sangue. Tutti hanno sempre pensato che fosse uno Chanel, invece era un modello Chanel rifatto nell’atelier di Chez Ninon a NY, dunque una copia. E anche questo particolare racconta molto della personalità di Jacqueline. Il velo nero al funerale e le mani strette a quelle dei suoi piccini sono un patrimonio affettivo del mondo. E da allora le luci sulla passerella dei Kennedy si spengono per sempre.

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