Venerdì 19 Aprile 2024

Jack lo squartatore e le vittime dimenticate

Un nuovo studio sulle cinque assassinate nel 1888 a Londra. "Tutti si sono concentrati sul killer, ma va restituita dignità a quelle donne"

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Ma chi erano le donne uccise da Jack lo squartatore? Chiunque fosse lui, ormai dopo 132 anni l’ha fatta franca e sono vacui e inutili i tentativi anche recenti di dargli un nome, per esempio quello del barbiere ebreo di origine polacca Aaron Kosminski, morto in manicomio.

Il suo Dna mitocondriale – comparato con quello di una discendente – sarebbe rimasto sulla sciarpa di una delle vittime del mostro, Catherine Eddowes, ma la soluzione trovata dagli inglesi David Miller e Lari Louhelainen è stata messa in dubbio non solo, in modo scientifico, dagli esperti dello Smithsonian Institute capitanati dal re del Dna, Hansi Weissesteiner, ma anche, dal punto di vista storico e morale, da una scrittrice nata in America, ma britannica, Hallie Rubenhold.

"Suvvia – ha detto in pratica la saggista –, non è così importante sapere chi sia Jack lo squartatore e poi non c’è alcuna prova che lo scialle appartenesse a Kate. Indaghiamo soprattutto su chi fossero le vittime del mostro, ridiamo loro dignità. Perché hanno incrociato la sua vita, perché non ci siamo mai chiesti nulla di loro e invece siamo così ossessionati dall’identità dell’assassino".

La damnatio memoriae che ha colpito quelle donne ha imposto a Hallie, ricercatrice inesausta di verità femminili soprattutto ai margini della società, di compiere un’operazione per restituire la centralità di questa brutta storia vittoriana alle vittime, protagoniste loro malgrado del putrido autunno 1888 a Whitechapel, East End londinese, quartiere malfamato a quei tempi, melting pot culturale adesso. Ne è così venuto fuori un pregevole libro (Neri Pozza) che sta a metà fra saggio e romanzo giallo, tanto che nel mondo anglosassone ha mietuto premi in entrambe le categorie.

Il titolo tradotto è Le cinque donne, ma ancor più potente è quello originale: "Le Cinque. Le vite mai raccontate delle donne uccise da Jack lo squartatore". Cinque sono le vittime ufficiali del "ripper" che nella vulgata popolare – supportata da racconti e film di grande successo – erano prostitute che si vendevano per pochi penny nelle malfamate taverne del sobborgo orientale di Londra.

I cinque delitti vanno dal 31 agosto al 9 novembre 1888 e due di essi sono stati perpetrati nello stesso giorno, il 30 settembre, a distanza forse di un’ora. Un cocchiere – disse Scotland Yard – aveva disturbato l’assassino che stava martoriando Elizabeth Stride in un cerimoniale che prevedeva dopo l’accoltellamento una sorta di autopsia in strada, con viscere asportate e in parte ricollocate sul corpo e altre prese come reliquie. E così, non pienamente soddisfatto, Jack uccise anche Catherine Eddowes, la presunta proprietaria di una sciarpa troppo importante per essere sua e che neppure si sa dove possa essere stata comprata.

Ma queste due donne, sulla quarantina, e le altre tre furono davvero prostitute o avevano solo la sventura di vivere sciaguratamente trascinandosi fra taverne e strade puzzolenti e dormendo talvolta sui marciapiede o negli androni di palazzi decadenti? La loro storia sta molto a cuore alla Rubenhold. Anche le prime due vittime, Mary Ann "Polly" Nichols e Annie Chapman, avevano oltre 40 anni e avevano un passato da riscoprire e da riconoscere. Annie, per esempio, aveva vissuto in una magione nobiliare servendo una famiglia legata ai reali. Elizabeth veniva dalla Svezia. Perché si erano trascinate a Whitechapel? Un amore finito male, un’illusione mal ripagata.

Solo l’ultima vittima si vendeva di certo e aveva solo 25 anni. Si chiamava Mary Jane Kelly, bellissima. Se Jack ha chiuso il cerchio con lei è da lei che dobbiamo ripartire. La scrittrice di gialli torna saggista e cerca storie, documenti, momenti di vita per indagare la pagina nera del secolo d’oro della regina Vittoria. Se poi Jack sia un ebreo o il medico della sovrana o il nipote erede al trono non cambia la storia. Ma le Cinque possono ora riposare in pace.

 

 

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