Venerdì 19 Aprile 2024

‘Jack’ Frusciante è tornato nel gruppo L’epopea rock dei sopravvissuti

I Red Hot Chili Peppers e il nuovo disco: sono i reduci di una stagione, gli anni ’90, con tanti protagonisti morti

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di Andrea Spinelli

Per i fan italiani cresciuti nel mito del romanzo generazionale scritto da Enrico Brizzi nel 1996 è “Jack“. In realtà, si sa, si chiama John Anthony. L’importante è che di cognome fa Frusciante, ma soprattutto che è tornato nel gruppo. E si sente. Fin dai primi accordi del singolo Black summer, infatti, il nuovo album dei Red Hot Chili Peppers Unlimited love segna il ritorno del suono e dell’epopea che hanno spinto lui, Anthony Kiedis, Flea e Chad Smith fuori dalle caligini e dalle tragedie in cui sono finiti risucchiati altri grandi protagonisti del rock americano anni Novanta come Nirvana, con la morte di Kurt Cobain, gli Alice in Chains, che hanno perso Layne Staley e Mike Starr, o ancora i Soundgarden che dopo essersi sciolti hanno visto morire anche il loro leader Chris Cornell (scomparso nel 2017) e la lista nera si allunga a Mark Lanegan, leader degli Screaming Trees (sciolti anche loro) morto un mese fa. Una scena musicale quella degli anni ’90, dominata dal grunge e appunto dai Red Hot Chili Peppers, che negli ultimi anni non ha fatto altro che contare le vittime. I Red Hot (non propriamente degli stinchi di santo), sono i superstiti di quell’onda che influenzò e cambiò le regole (e le classifiche) del rock sei lustri fa. Tanto da entrare direttamente nel mito.

Tornando a Frusciante: lui aveva abbandonato la nave dopo Blood Sugar Sex Magik (’91), all’apice del successo, e ci era, clamorosamente, risalito con Californication (’99). Era sceso di nuovo dopo Stadium arcadium (2006) e si ripresenta ora, nel 12° album della band a 6 anni dall’ultimo The Getaway, prepensionando dopo un decennio il pur volenteroso Josh Klinghoffer, musicista di valore anche se sprovvisto del titolo di “Guitar God” – dio della chitarra – riconosciuto dalla rivista Rolling Stone all’osannato collega.

"La sostituzione è stata dolorosa – ammette Michael Peter “Flea” Balzary – Josh non è solo un grande musicista, ma anche un compagno di squadra premuroso. Artisticamente, però, lavorare con John è più facile perché parliamo lo stesso linguaggio. Ritrovarci in una stanza e iniziare a suonare lasciando che tutto fluisse naturalmente è stato davvero eccitante". "Penso che sia una fortuna avere i Rolling Stones ancora in tour" scherza Flea, sessant’anni a ottobre, pronto al nuovo tour planetario dei RHCP atteso pure a Firenze Rocks il 18 giugno. "Finché vanno avanti loro, infatti, noi non sembriamo così vecchi".

Fra i superstiti della stagione di Blood Sugar Sex Magik e Californication richiamati in servizio tra i solchi di Unlimited love c’è pure la leggenda della consolle Rick Rubin, che nei destini della band losangelina mantiene un ruolo paragonabile a quello avuto da George Martin negli album dei Beatles. E c’è da credergli quando racconta di essersi messo a piangere dopo aver sentito il suono di Frusciante unirsi nuovamente a quello dei compagni: "È stato emozionante vedere quei quattro di nuovo assieme, perché hanno fatto musica così fantastica per così tanto tempo che è difficile rimanere indifferenti davanti a un evento del genere".

L’arrivo sugli scaffali di Unlimited love, uno dei pochi pezzi da novanta sul (pigro) mercato primaverile del disco, è stato accolta pure in Italia dall’apertura a mezzanotte – nella notte tra ieri e oggi – dei negozi di dischi; un’attenzione significativa, in particolare in tempi come questi di musica “liquida“, legittimata soprattutto dalla prima parte di un album che flette nella seconda dove Rubin avrebbe potuto sforbiciare, probabilmente senza danno, alcuni dei 17 brani di una tracklist che supera i 73 minuti di durata. Il suono, infatti, c’è mentre la creatività dei formidabili anni Novanta di Kiedis, Flea, Frusciante e Smith, un po’ meno.

Il cantante – anche lui prossimo ai 60 anni – definisce il ritorno del 52enne Frusciante "monumentale": "Penso abbia creato i presupposti per un disco onesto ed emozionante" è il parere di Kiedis. "Speriamo di aver detto qualcosa che non era stata detta prima, o quantomeno di averla detta in un modo nuovo". Unlimited love, amore illimitato, letteralmente, per i Red Hot. Dopo quasi quarant’anni. Ancora sul palco.

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