Mercoledì 24 Aprile 2024

Isabella Ferrari nuda su Vanity Fair. "A 55 anni il mio corpo è oggetto del desiderio"

"Non mi sento vecchia e non intendo nascondermi". La voglia di riscatto dopo una recente malattia rara

Isabella Ferrari sulla copertina di Vaniti Fair

Isabella Ferrari sulla copertina di Vaniti Fair

Milano, 30 ottobre 2019 - Isabella Ferrari spariglia le carte del movimento delle donne. E lo fa in un’intervista a Vanity Fair , in edicola oggi, nella cui copertina appare praticamente nuda: "È importante quello che è success o grazie al #MeToo . Ed è grandioso quanto sta accadendo nella nuova percezione del corpo femminile", dice. Fin qui nessuno stupore. Poi, la presa di posizione destinata a fare rumore: "Ma va fatto un distinguo, perché io rivendico il mio corpo come oggetto del desiderio. E nessuno può né deve dirmi quello che devo o posso fare col mio corpo".

Sfoglia le pagine del settimanale e spiega provocatoriamente: "In queste foto, per esempio, mi sono presentata nuda. Che bisogno c’era, direbbe qualcuna. La mia risposta è semplice: a 55 anni non ho nessuna intenzione di nascondermi in casa. Non riesco proprio a sentirmi vecchia, anzi, mi sento completamente in pista, nel mondo, con la voglia di essere nuda, amata, desiderata. E di amare e di desiderare".

L’intervista con il direttore Simone Marchetti avviene sulla riviera romagnola, dove sta girand o il film che chiude il cerchio del suo primo successo, quello che le ha dato il ruolo di Selvaggia. "Sto girando Sotto il sole di Riccione , scritto da Enrico Vanzina e diretto dal duo Younuts. Non si può considerare un sequel di Sapore di mare. Però a me piace pensare che lo sia. Perché interpreto il ruolo che fu di Virna Lisi. E perché finalmente questa volta mi fanno fare la parte della vecchia. Una liberazione".

Una liberazione dall’immagine scandalosa che – racconta – dopo quel film e la relazione giovanissima con Gianni Boncompagni, l’ha inseguita a lungo. Anni duri. "La svolta, però, arriva sempre quando capisci che sei tu a poter disegnare un destino tutto tuo. Io ci sono riuscita osando. Soprattutto col mio corpo, strumento che all’inizio avevo vissuto come un limite alla mia intelligenza o al mio talento".

L’elaborazione, invece, l’ha portata a integrare corpo e mente: "Il mio corpo è servito come un racconto. Della violenza dell’uomo sulla donna. Dell’amore del maschio per la femmina. Per narrare le donne che si separano, che sono troppo magre, che hanno bisogno di essere raccontate. Di fronte a una grande storia, di fronte a un grande regista il mio corpo è diventato una tela bianca su cui proiettare tutto. Senza se e senza ma".

Forse per un brutto scherzo del destino, proprio il corpo l’ha tradita. Nell’intervista rivela di una malattia rara che l’ha colpita qualche anno fa: "Non farò il nome perché appena l’hanno fatto a me mi sono spaventata". Cure, ospedali e "un passo per volta ce l’abbiamo fatta".  

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