"Io, un cattivo perennemente innamorato"

Sergio Rubini in gara con “The Story of My Wife“: "Sono l’anima nera del film. Spero che la mia ex moglie Margherita Buy vinca con Moretti"

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Sergio Rubini è a Cannes, fra i protagonisti del film The Story of My Wife, una coproduzione internazionale fra Ungheria, Francia e l’Italia, diretta dalla regista Ildikò Enyedi, già premiata a Cannes per il suo film d’esordio. Ma cavallerescamente, regala parole di enorme stima per l’ex moglie Margherita Buy, che qui a Cannes recita, misurata e toccante, in Tre piani di Nanni Moretti. Cominciamo però dal film che lo porta sul tappeto rosso.

Rubini, che ruolo ha in The Story of My Wife?

"Sono l’anima nera del film, colui che sfida il protagonista, un capitano di lungo corso, a sposare la prima donna che entrerà nella taverna nella quale si trova. Solo che la prima donna che entra è Léa Seydoux, giovane, avvenente, misteriosa, turbinosa. E l’amore diventerà voragine".

A Cannes, domenica scorsa, veniva presentato Tre piani di Moretti, in cui Margherita Buy offre una prova notevole. Che sensazioni avrebbe, se la sua prova ottenesse un riconoscimento?

"Conobbi Margherita mentre recitava in un teatrino minuscolo, e rimasi folgorato. Capivo di aver conosciuto una ragazza veramente speciale. Non stiamo più insieme da tempo, ma ogni volta che Margherita fa qualcosa di bello è la conferma dell’intuizione che ebbi anni fa. Sarei felice se vincesse un premio a Cannes".

La sua filmografia è un mosaico di cose molto diverse: cinema "pop" come i Moschettieri di Veronesi, cinema d’autore, cinema internazionale come The Story of my Wife…

"È la mia storia. Il cinema serve a entrare in contatto con altre culture, altre storie. Il cinema è fatto di sfide. È un modo, per me, di rimanere giovane".

Era giovanissimo quando Fellini la scelse per Intervista. Che cosa ricorda?

"Arriva a Cannes in aereo con Giulietta e Federico, ero timido fino all’ossessione. Giù dalla scaletta dell’aereo aspettavano i giornalisti, come in un film anni ’50. Io lasciai andare avanti loro, ma Giulietta Masina disse: “devi stare con noi!“. Tornarono indietro, rientrarono nell’aereo e ridiscendemmo tutti quanti. Sul red carpet vidi Martin Scorsese in ginocchio che aspettava Fellini! Oddio, non so se fosse davvero in ginocchio, o se era solamente il fatto che Scorsese è piuttosto basso, anzi molto basso… L’ultimo ricordo è questo: mi avevano messo in una suite così bella, che tutto mi sembrava perfetto. Io, provinciale, per non toccare nulla di quella perfezione finii col dormire vestito sul letto. Chi fosse entrato mi avrebbe preso per un morto!".

Giovanni Bogani

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