Bertuccioli
Cos’è la felicità? E la nostalgia? "È un viaggio nella mente – risponde Maurizio De Giovanni – dove è scritta la pagina più bella di quello che siamo". A guidare in un’esplorazione attraverso i sentimenti sarà proprio lui, lo scrittore napoletano autore raffinato dei romanzi su “I bastardi di Pizzofalcone“ e sul commissario Ricciardi, di cui ha narrato una nuova avventura in Soledad – Un dicembre del commissario Ricciardi, ambientato nel Natale del ’39 e da poco nelle librerie. Affiancato da Greta Mauro, De Giovanni condurrà La Biblioteca dei sentimenti, dal 18 dicembre su Raitre, dal lunedì al venerdì, alle 15.20. Quindici puntate per indagare in quaranta minuti altrettanti sentimenti, dalla paura al coraggio, dalla rabbia al senso di colpa, aiutati da un grande classico, da un saggio e da un romanzo contemporaneo. Si inizia dalla felicità, accompagnati da Siddharta di Hermann Hesse, da Un paese felice di Carmine Abata e da De vita beata di Seneca. Nello Studio 1 di Napoli, si confrontano sul tema tre autori o personalità varie della cultura, e nove ragazzi tra i 18 e i 25 anni. Perché molti giovani leggono e si cerca di invogliarne molti altri a farlo.
De Giovanni, alla sua prima conduzione televisiva per parlare di libri ai giovani?
"Questo è un programma a cui i giovani accedono da un lato e dall’altro, nel senso che sono i giovani che parlano e i giovani che ricevono. Ma credo che questo programma riserverà delle sorprese dal punto di vista delle fasce di ascolto. Sono convinto che si rileverà una cosa fondamentale: i giovani parlano di sentimenti e ne parlano agli adulti. In maniera molto chiara e forte. I giovani si avvicinano ai libri tirandone fuori i sentimenti e proponendoceli digeriti da loro".
Come sono stati scelti i ragazzi presenti in studio?
"Sono universitari provenienti da tutta Italia, appartengono cioè a una fascia che in questo momento è al centro del dibattito editoriale. Perché c’è una fortissima vicinanza alla lettura dei ragazzi più giovani, fino ai 17, 18 anni, poi si riscontra un allontanamento dalla lettura e poi si riprende con le fasce di lettori abituali e forti che sono i trentenni, e dai trentenni in su. Questi ragazzi si confrontano quindi con questo pregiudizio – che purtroppo però deriva dai dati – e lo ribaltano clamorosamente".
Un invito a leggere rivolto però non soltanto ai giovani.
"Certamente. A me è venuta voglia di leggere e rileggere molti dei libri che abbiamo incontrato, soprattutto i saggi, che io frequento poco e invece ho scoperto alcuni saggi con la potenza di un romanzo. Se è venuta a me la voglia di riprendere in mano anche dei grandi classici, che dicono cose diverse alla stessa persona nelle diverse fasi della vita in cui li legge, sono convinto che verrà voglia anche a tutti quelli che guarderanno il programma".
Sarà lei ad aprire ogni puntata con un monologo scritto per l’occasione.
"I monologhi sono tutti originali, singole storie che racconto di volta in volta per introdurre al sentimento della puntata. Spero che servano a dare la nota iniziale, come si fa per i concerti: concerto in fa, in re, in sol. Il mio monologo non è altro che la nota d’accordo del resto della trasmissione".
Qual è il rapporto tra libri e sentimenti?
"I libri sono i sentimenti. Quando si scrive un romanzo, si prende come base un sentimento. È la materia della scrittura, e ne è il colore di fondo: il colore che rimane immediatamente negli occhi quando vedi un quadro, anche se il quadro è composto da colori molto diversi. E tu, ricordando quel quadro, ricordi un colore. In un libro, quel colore è un sentimento. Non esiste una modalità di narrazione per immagini che valga quanto un libro. Perché il libro può parlare di sentimenti, entrarne nel merito. Posso scrivere dieci capitoli che parlano di un sentimento. Normalmente, nella narrazione per immagini i sentimenti devo desumerli dai dialoghi, dall’interpretazione degli attori".
Dai suoi romanzi sono state tratte serie tv di grande successo: il commissario Ricciardi con Lino Guanciale, i Bastradi con Alessandro Gassmann, Mina Settembre con Serena Rossi. Ha ritrovato in quelle immagini la forza di esplorazione dei sentimenti presente nelle sue pagine?
"La fiction è la traduzione di una storia in un altro linguaggio, e come in tutte le traduzioni, qualcosa si guadagna e qualcosa si perde. L’opportunità di avere il volto di un attore straordinario è sicuramente un vantaggio, mentre manca il non potere scrivere cinque pagine su uno stato d’animo. Personalmente sono molto contento di essere un autore di romanzi, e sono anche contento naturalmente della popolarità, della gioia e della gratificazione che deriva dalle fiction. Ma io continuo a essere uno che, spettinato, con una tazza di caffè davanti e in pigiama, inventa le sue storie".