IO, TIKTOKER PER I FIGLI

"LA PAROLA SOCIAL NON DEVE SPAVENTARE. IO SONO DIVENTATA UNA MADRE MIGLIORE". LA RICETTA DI VANESSA PADOVANI

Il desiderio di maternità è emeso prepotente fin dall’adolescenza. "Rileggendo i miei diari da bambina ho scoperto che già allora fantasticavo sull’idea di diventare mamma". E a 21 anni Vanessa Padovani, romagnola di Massa Lombarda, quel suo forte istinto ha potuto riversarlo sul primogenito Alessio che ora è quattordicenne e ha avuto il privilegio anche di accompagnare passo passo il successo social di Miss Mamma Sorriso, il nome che ha reso la genitrice una star di TikTok da due milioni e mezzo di followers e ora anche una scrittrice con ’Mamma posso fare il TikToker?’ uscito per Mondadori Electa.

Quando è avvenuto l’incontro con TikTok?

"Nel 2018 per accontentare Alessio. È stato lui a chiedermi di scaricare l’app che allora si chiama Musical.ly. Inizialmente ero scettica ma siccome nella sua classe l’avevano tutti, voleva provare. Solo che un suo cellulare non lo possedeva ancora (l’ha avuto in terza media) e ho usato il mio. I primi video li abbiamo girati insieme per ridere e scherzare, poi alcuni sono diventati virali anche perché ero l’unica adulta presente sulla piattaforma ed ero oggetto di prese in giro colossali".

La svolta quando è avvenuta?

"Filmando il nostro quotidiano in famiglia i followers sono schizzati a 4-500mila".

E l’esigenza di riversare l’esperienza in un libro da quale motivazione è stata supportata?

"Riguardando alla Vanessa di 4-5 anni fa, così scettica e prevenuta, impaurita per il ruolo dei social sulla crescita dei miei figli, mi sono resa conto che tante altre mamme con ogni probabilità se ne tenevano lontane proprio per una mancanza di conoscenza della materia. Etichettare senza sapere, rischia di far perdere possibilità: i social sono il futuro della nostra comunicazione".

Chi sono i suoi seguaci?

"Una volta TikTok era solo per giovani e giovanissimi, adesso mi scrivono anche tante mamme che mi ringraziano degli spunti che fornisco loro per instaurare un rapporto più rilassato con i figli. È un modo per avvicinare il loro mondo. Inizialmente i miei bambini li ho spiazzati e stupiti, ma adesso il rapporto si è stretto e sto crescendo insieme a loro".

Per lei però è diventato un mestiere...

"Alla fine lo diventa perché si comincia a collaborare con dei brand anche se l’impronta di spontaneità e improvvisazione con cui ho iniziato non l’ho mai persa ed è forse il segreto del mio successo".

La pandemia ha acuito il ricorso al virtuale anche a scuola con la Dad. Non si rischia un’indigestione?

"Nell’ultimo mese siamo stati tutti in casa causa quarantena e mi sono subito resa conto di quale tentazione fosse attaccarsi al cellulare o alla tv. E allora ci siamo imposti degli orari. I videogiochi non dovevano occupare più di un’ora e mezza al giorno, io stessa ho tenuto il telefonino su una mensola lontana per non essere indotta a buttarci sempre un occhio. La Dad inizialmente è stata senza dubbio una salvezza, ma nel lungo periodo sopportarla è diventato pesante. Alessio è iscritto all’istituto agrario, non ama particolarmente lo studio, e un mese a casa l’ha messo in crisi. Era disperato e questo mi ha fatto riflettere. Ai giovani una tastiera non basta, servono le chiacchiere scambiate dal vivo".

Facendo i genitori oggi quali insegnamenti delle mamme e delle nonne vanno dimenticati?

"Non va dimenticato nulla, non va tolto nulla, semmai va aggiunto ciò che il mondo di oggi ci mette a disposizione. In casa mia sono entrate anche le tradizioni della nonna e pure nel mio approccio alla rete il punto di forza è l’autenticità".

Ottimista o dubbiosa sul futuro della Generazione Z?

"Si parla sempre male delle generazioni più giovani, le si definisce svogliate, annoiate, scansafatiche, ma non è così. Basta che i genitori facciano i genitori spronando, assecondando insicurezze e paure per esorcizzarle. Di recente ha suscitato scalpore un mio video nel quale premiavo Thomas dopo un brutto voto in francese. Ma se mio figlio si è sempre impegnato e ha subito un piccolo stop perchè intaccarne l’autostima? Sgridarlo l’avrebbe demoralizzato di più mentre non deve percepire il suo valore come fattore legato a un voto. Il regalo è stato uno stimolo a rimediare subito all’incidente. E così è stato".

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