Orietta Berti: "Io, regina dei Mille successi estivi. Ero già influencer negli anni 60"

L’usignolo di Cavriago di nuovo in cima alle classifiche. Il brano inciso assieme a Fedez e Achille Lauro ha vinto due dischi di platino "A 78 anni il rapporto con la carta d’identità è ottimo: non mi sono rifatta, mi tengo le rughe. Gli interventi estetici li lascio alle altre"

Orietta Berti, 78 anni

Orietta Berti, 78 anni

Orietta Berti, il brano che canta con Fedez e Achille Lauro, ‘Mille’, sta spopolando. Come è nata la collaborazione con due artisti così diversi da lei?

"È cominciato tutto a Sanremo, Fedez mi ha detto che aveva scritto una canzone per me. Quando sono andata a Milano ha aggiunto che Achille Lauro voleva interpretarla con noi. La mamma di Fedez era contraria, ‘Siete già forti così’, ma Fedez ha replicato che quest’estate, mentre tutti avrebbero inciso dei duetti, noi avremmo fatto qualcosa di diverso, un trio".

Achille Lauro ricopre come al solito una parte bizzarra...

"Tutto è nato perché faceva un gran caldo e Achille si sventolava con le mani. Allora il regista ha detto: dategli due ventagli, ed ecco come è nata la scena".

Avete raggiunto 60 milioni di visualizzazioni e due dischi di platino...

"Da ‘Fin che la barca va’ a ‘Tipitipiti’, d’estate ho sempre spopolato. Io lavoravo con le case editrici straniere, soprattutto con la Philips, e sa come sceglievano i brani da lanciare? Siccome erano stranieri e non conoscevano i gusti italiani, selezionavano cinque brani degli artisti sotto contratto e li facevano ascoltare ai loro dipendenti per 4 o 5 giorni. Alla fine gli impiegati votavano il migliore, e io venivo sempre scelta".

Come si è trovata con due artisti così lontani dal suo mondo musicale?

"Ma i duetti bisogna farli con chi è all’opposto, altrimenti che senso ha? Tra l’altro Achille lo conosco da tanto tempo, perché lui si veste Gucci, ma chi gli disegna i modelli è Nicolò Cerioni, lo stesso che lavora per me. I rapper hanno il testo, ma c’è sempre anche una parte melodica. Non siamo così lontani".

La moglie di Fedez, Chiara Ferragni, è una influencer molto nota: che rapporto ha lei con questo mondo?

"Nei miei anni anche io ero una influencer! Non c’era una donna che non si vestisse come me, ai miei concerti erano tutte rosse con le meches. E quando ho scelto il nome Omar per mio figlio, l’anno seguente i bambini italiani chiamati così sono aumentati del 20 per cento".

È vero che, pur all’apice della carriera, prima di andare ai concerti si preparava i panini a casa da portare con sé?

"È una leggenda metropolitana. Mio marito è un buongustaio e andavamo sempre a mangiare negli hotel di prima categoria. Io sono una ragazza di provincia, ma amo le cose belle. La mia casa è arredata con mobili e quadri antichi, e sa perché? Il mio commercialista è lo stesso di una famiglia nobile che, per necessità finanziarie, nel tempo è stata costretta a vendere il mobilio. Il commercialista comprava i pezzi e poi li rivendeva a me. Eppure quando un suo collega è venuto a casa mia, nell’articolo ha scritto: ‘Orietta Berti arreda la casa con i mobili Ikea! ‘(ride)".

Lei ha incontrato tutti i più grandi della musica italiana, da Morandi alla Vanoni...

"Ci sentiamo spesso, siamo amici. Tutte le presunte rivalità fra noi sono pura invenzione. L’altro giorno mi ha telefonato Ornella e le ho chiesto perché si era sempre rifiutata di fare delle foto insieme con me. Mi ha risposto che io ero sempre molto colorata, mentre lei vestiva in modo meno appariscente. Eppure ci sono delle foto, prese separatamente ma nella stessa occasione, in cui io sono vestita di nero, e lei è in un abito a fiori..."

La più grande soddisfazione della sua vita?

"Ce ne sono state tante, ma forse la maggiore è quando, nel 1969, arrivai in finale a Canzonissima, ero l’unica donna con Modugno, Claudio Villa, Morandi, Massimo Ranieri e Al Bano".

Che ricordo ha di Modugno?

"Andai sul palco con delle scarpe fucsia, e lui inorridì. ‘Sono scarpe viola’, cominciò a dire. ‘Ma no, sono fucsia’, cercai di convincerlo io. Ma lui insisteva ‘Per favore toglitele’, e io le cambiai".

La più grande delusione?

"Con la mia carriera direi che non ne ho avute. Il più grande dispiacere fu il biglietto trovato nella camera di Luigi Tenco quando si uccise, a Sanremo nel 1967 ("Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro), ma come atto di protesta contro un pubblico che manda ‘Io tu e le rose’ in finale e a una commissione che seleziona ‘La rivoluzione’"). Il fratello di Tenco mi disse che la calligrafia non era la sua, e Sandro Ciotti, che era suo grande amico, affermò che nel biglietto c’erano quattro errori di ortografia che lui non avrebbe mai fatto. Ma la responsabilità di quel che accadde fu mia, perché la mia canzone aveva trionfato, o piuttosto della giuria dei giornalisti, che aveva la possibilità di ripescare ‘Ciao amore ciao’ e non lo fece, preferendo ‘La Rivoluzione’ di Gianni Pettenati? Dalida disse, rivolgendosi ai giornalisti, ‘L’avete ammazzato voi’".

Anche Dalida non fece una bella fine...

"Purtroppo alcuni non riescono ad accettare il verdetto della carta d’identità o il mancato successo di un brano in cui credevano molto".

Che rapporto ha con la carta di identità?

"Non si vede? Ottimo. Per ora non mi sono rifatta niente, mi tengo le mie rughe. Ho il terrore degli interventi estetici, conosco delle colleghe che hanno un occhio aperto e l’altro chiuso".

È vero che, all’apice della carriera, investiva i suoi guadagni nell’acquisto di appartamenti, e se ne comprava uno a settimana?

"Io ho sempre lavorato con Bibi Ballandi. Verso l’estate gli dicevo: basta Bibi, voglio andare in vacanza. Ma lui replicava: ‘Gli artisti veri non vanno in vacanza. Dai, fai altri quattro concerti e ti compri un appartamento’".

A proposito di vacanze, di solito dove va?

"Prima della pandemia ogni anno andavo in America, dove ho degli amici ebrei polacchi sfuggiti a Hitler. Vado anche a Las Vegas a godermi gli spettacoli che puoi vedere solo lì. Ho molti amici in America, alcuni imprenditori siciliani diventati milionari ogni tanto mi mandano dei regali. L’altro giorno mi hanno detto che, dopo aver visto il video di ‘Mille’, mi hanno spedito una cassa con 500 ventagli con i fiori. Ma cosa me ne faccio io di 500 ventagli?"