"Io, giramondo, ho infiniti segni nell’anima"

Attore, scrittore e viaggiatore, Giuseppe Cederna ospite del Vieusseux. "Sono stato ovunque ma ho l’isola di Mediterraneo nel cuore"

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di Giovanni Bogani

In Marrakech Express – viaggio di amicizia, smarrimento, e ultimi bagliori di adolescenza d’un gruppo di trentenni – era quello che chiamava sempre casa, anche da un palo telefonico fra le rocce e il deserto. In Mediterraneo, era il soldato che s’innamorava di Vassilissa. Due film di Salvatores, due tatuaggi nell’anima di tutti gli spettatori. E in tutti e due, i suoi occhi color acqua, la sua voce gentile.

La voce è sempre quella, sottile, quasi di ragazzo. "Per parlare di viaggio bisogna viaggiare", dice. E lui ha viaggiato. Giuseppe Cederna ha viaggiato nel teatro e fra le montagne dell’Himalaya. Ne ha tratto libri – Il grande viaggio, racconto di un suo pellegrinaggio alle sorgenti del Gange – e spettacoli teatrali – Il viaggiatore incantato. Ma soprattutto ne ha tratto uno sguardo diverso sul mondo, sull’esistenza, sulle cose. Sul senso stesso del suo vivere, passato da mille esperienze: il clown, il teatro politico, il cinema, di nuovo il teatro. Questa mattina Giuseppe Cederna racconterà la parola Viaggio al Gabinetto Vieusseux, a Firenze. Sarà quasi uno spettacolo. In scena, un suo zaino stropicciato, due scarponi logori, i suoi taccuini.

Cos’è il viaggio per lei?

"Il viaggio, in realtà, è uno stato d’animo. Quando ho girato quei due film, ancora non avevo capito niente del viaggio. Inizio a capire adesso... Bisogna viaggiare in punta di piedi. Senza credersi dei grandi viaggiatori, e senza credere mai di aver capito. Ci vuole umiltà, per viaggiare. E ci vuole poesia. Perché in ogni buona poesia c’è un viaggio imprigionato dentro".

Quali sono i suoi luoghi dell’anima?

"Con Pietro Laureano, inviato dell’Unesco e grande viaggiatore, sono stato in Algeria, nello Yemen, sul bordo dell’Oceano indiano. Come testimone dell’Amref, l’associazione di ricerca medica, sono stato in Kenya, Sudan, Somalia, tra campi profughi e scorte armate. Viaggi che mi hanno aperto gli occhi. Sono stato in barca insieme al velista Giovanni Soldini sull’Atlantico. Ho scalato il monte Kenya col fotografo Alberto Novelli. Ho camminato in Nepal, Ladakh, sull’Himalaya. Ognuno di questi luoghi ha tracciato un segno nella mia anima".

Ha dei maestri, dei viaggiatori che con i loro libri la hanno guidata?

"Uno scrittore e fotografo che si chiamava Nicolas Bouvier: uno che a bordo di una Topolino ha attraversato tutta l’Europa, la Turchia, l’Iran e il Pakistan, fino all’India. Il libro, bellissimo, in cui racconta questo viaggio si chiama La polvere del mondo".

Nella sua conferenza che cosa mostrerà?

"Gli scarponi da montagna che uso sempre, un sacco che mi segue da sette, otto anni, e che è praticamente distrutto; e le Moleskine su cui scrivo tutto quello che mi passa per la mente".

Cosa racconta?

"Un viaggio fatto a piedi e a cavallo in Mustang, una parte del Nepal al confine col Tibet. Un luogo meraviglioso, quasi un deserto di montagna incontaminato, dove si poteva andare solo portando poche cose con sé e riportandole indietro. Adesso i cinesi ci hanno costruito un’autostrada, e quel mondo sta per essere distrutto per sempre".

Viene ancora più voglia di viaggiare, oggi che nessuno o quasi può farlo?

"Sì. Ma questa può essere anche un’occasione. Nel momento in cui non si viaggia, abbiamo il tempo per dare valore ai viaggi che abbiamo fatto. Abbiamo l’occasione di rileggere quello che abbiamo scritto, di ripensare a ciò che abbiamo vissuto".

Qual è il luogo dove vorrà andare, appena sarà possibile?

"Nell’isola di Kastellòrizo, dove girammo Mediterraneo. Sono tornato lì per i miei sessant’anni: seduti a tavola, nel ristorante dove mangiavamo durante le riprese del film, sono scoppiato a piangere, senza riuscire a fermarmi più. Spero di tornarci presto, in quell’isoletta meravigliosa, che da poco è anche diventata ‘Covid free’, priva di contagi. Spero sia anche questo un piccolo segnale di speranza".

Marrakech Express e Mediterraneo restano scolpiti nella memoria...

"Certe volte mi vergogno di parlarne sempre, ma devo accettare che certe pellicole non muoiono. Ancora oggi, mi regalano persone che mi sorridono senza conoscermi. È il miracolo d quei film".

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