MARCO DE PAOLIS
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"Io, faccia a faccia con i criminali nazisti"

Esce il libro di Marco De Paolis, il pm militare che ha indagato su decine di eccidi avvenuti durante la Seconda guerra mondiale

"Io, faccia a faccia con i criminali nazisti"
"Io, faccia a faccia con i criminali nazisti"

Uno dei passaggi cruciali del dibattimento è la testimonianza dell’ex SS-Sturmmann Adolf Beckert, in forza all’8ª compagnia del battaglione di SS che compì la strage: sia sul piano tecnico sia su quello emotivo. Tecnico perché Beckert era sul piazzale della chiesa di Sant’Anna e racconta, con precisione fotografica, il massacro di donne e bambini, almeno cento, e del parroco, don Innocenzo Lazzeri. Emotivo perché il suo racconto fa rivivere quei momenti. Si è commosso lui, ci siamo commossi noi, magistrati, avvocati, parenti delle vittime, pubblico.

L’ex caporale si presenta in aula la mattina del 10 novembre 2004. Ha ottant’anni, è lucido e atletico, indossa un’elegante giacca tirolese verde con collo e taschino in velluto, camicia grigia e cravatta intonata. Accanto a lui siede come interprete un carabiniere venuto appositamente da Bolzano insieme a un collega per fare la traduzione simultanea. Beckert è attento, disponibile, non si sottrae a nessuna domanda. Racconta che era sul lato destro della chiesa di Sant’Anna insieme a un suo camerata. Vi era arrivato dopo una lunga marcia notturna da Pietrasanta con l’incarico di catturare i partigiani, quindi degli uomini adulti, specifica. Ed è per questo che quando, giunto in cima, vede una donna e una bambina affacciate a una finestra passa oltre. E anche quando entra in chiesa e trova due donne in preghiera non dice nulla.

I primi morti li vede vicino alla torre, sono degli uomini. Ipotizzerà poi che si tratti di italiani costretti dai nazisti a portare le munizioni, i quali in un secondo momento, per sbaglio – dice proprio così, per sbaglio – erano stati uccisi. Quindi racconta di non essersi più mosso dal lato destro della chiesa, in una posizione un po’ arretrata, fino a quando non gli è stato ordinato di riportare a valle il suo comandante di plotone che si era ferito da solo lanciando una bomba. Da lì ha visto tutto. Donne, vecchi e bambini che arrivano sul sagrato della chiesa ("No, non c’erano uomini, non c’erano partigiani"). L’ufficiale al comando che parla con il telegrafista. Dopo questo colloquio scatta l’ordine di fucilare tutti. Sono i momenti più tesi e drammatici della deposizione.

Ai colleghi tedeschi che lo avevano ascoltato per rogatoria l’ex caporale aveva detto che l’ufficiale in comando era Gerhard Sommer, il comandante della 7ª compagnia, ma con noi cambia versione. Dice che era stato suggestionato dall’intervista che aveva visto in televisione, quella fatta a Sommer da Udo Gümpel, ma che non è sicuro fosse lui. Anche se poi afferma che lì, intorno alla chiesa, secondo quello che ha potuto ricostruire, c’erano lui e il suo camerata dell’8ª compagnia oltre a soldati della 7ª, quella di Sommer. In quel 12 agosto, racconta, l’ufficiale al comando parla più volte con il parroco, gli chiede di rivelare dove stanno gli uomini, i partigiani. Ma nessuno glielo può dire perché nessuno lo sa. L’ufficiale delle SS insiste e dà un ultimatum, "non so se di quindici o venti minuti". Alla scadenza chiama ancora il parroco e gli dice testualmente: "Se non dicono dove si trovano gli uomini, allora verranno uccisi tutti, fucilati".

Riprendo il verbale di quel giorno perché il momento in cui Beckert descrive la fucilazione è il più importante di tutta la sua deposizione. "Tutte le persone erano in piedi, il parroco gli si avvicina e gli dice qualcosa in italiano, allora tutti si inginocchiano e pregano… e poi si vede come sono stati tutti sparati," traduce l’interprete del tribunale. È il momento in cui anche il vecchio nazista sembra commuoversi: prima di pronunciare le ultime parole fa una pausa, gli stanno salendo le lacrime agli occhi, poi ricomincia a parlare con un tono di voce più basso, velocemente, quasi se ne vergognasse: "Und dann hat man gesehen, wie sie zusammensinken". Dice che sono crollati, si sono accasciati. Un’immagine terribile: oltre cento persone tra donne, bambini e anziani, inginocchiate accanto al loro parroco, pregano mentre le mitragliatrici delle SS – due, dice Beckert – le falciano. Di loro resteranno i corpi carbonizzati da un orrendo falò. Basta il film di quei dannati minuti per dare un senso alla ricerca di giustizia avviata dalla procura militare di La Spezia. Basta essere coscienti che nessuno ha pagato per quello che ha fatto il 12 agosto 1944 per cercare con ogni mezzo i colpevoli ancora in vita e portarli davanti al tribunale.