Martedì 16 Aprile 2024

"Io e Stefano: nessuno fermerà la nostra musica"

Il romanzo postumo del batterista dei Pooh pubblicato dalla vedova. "Mi chiese di sposarlo in diretta dall’Arena, il rifugio d’amore e Parsifal"

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di Andrea Spinelli

Playa Arenosa, esterno giorno. "Ci sono luoghi lontani dove tutto è possibile. È lì che ci incontreremo ancora, sulla tua isola" scrive Tiziana Giardoni nelle note finali di Tsunami il romanzo postumo di Stefano D’Orazio dato alle stampe un mese fa nel ricordo del marito-Pooh. Il 6 novembre l’onda anomala e feroce della pandemia ha travolto le loro vite e l’uscita del libro è il modo scelto da Tiziana per guardare avanti e continuare la ricerca di quell’isola che non c’è a cui lei e Stefano hanno dedicato i loro tredici anni di vita assieme.

Dove si trova la Playa Arenosa su cui suo marito immaginava di prenderla per mano?

"Stefano la sua isola immaginaria l’aveva modellata su Pantelleria. Ecco perché ho voluto far inserire nel libro la cartina disegnata da lui stesso con grande cura dei dettagli, studiando con attenzione morbosa persino la possibile geolocalizzazione nei mari del Sud".

Come si è contagiato Stefano?

"Dei due ero quella che usciva di casa per andare a fare la spesa e quindi probabile che a contagiarlo sia stata proprio io. Quando ho scoperto di essere positiva mi si è gelato il sangue al pensiero della sua fragilità. Era immunodepresso per via di una cura che stava dando, però, ottimi risultati. Seppur positivi, all’inizio non avevamo problemi. Poi è precipitato tutto all’improvviso".

Tra le considerazioni che avevano indotto Stefano al matrimonio c’era stata pure quella che, se gli fosse successo qualcosa, "Titti non sarebbe potuta entrare in rianimazione, mentre la zia baffuta sì". E invece.

"… se n’ andato col 118, senza un abbraccio. Il ricordo di quella sera e del suo sguardo impaurito ancora mi devasta. Quell’addio non riesco ad accettarlo e, sono convinta, rimarrà una parte irrisolta di me per sempre. Anche se mai avrei pensato che mia madre, di lì a poche ore, si sarebbe trovata a vivere la mia stessa situazione".

Da un dramma all’altro.

"Mio padre l’hanno portato in ospedale proprio il giorno in cui Stefano ci ha lasciati. Al momento del ricovero era in condizioni migliori di lui, tant’è che ha resistito 21 giorni. E in quelle tre settimane non me la sono sentita di dargli pure il dolore di sapermi vedova. Penso che se avesse avuto accanto mia madre non si sarebbe lasciato andare".

Tornando a Stefano, com’era in privato?

"Molto diretto, non si nascondeva. Non frenava i sentimenti. Se gli veniva da ridere, rideva, e se sentiva il bisogno di piangere, piangeva".

Cosa scriverebbe su quell’agenda che dal 29 ottobre è rimasta bianca?

"Spero di averti dato abbastanza. Stefano diceva che gli avevo riempito la vita, dandogli quelle piccole grandi cose che, trascinato dalla carriera, aveva lasciato in sospeso per tanto tempo".

È tornata a Pantelleria?

"No. E quella casa non la terrò. Non ce la posso fare. Era il nostro rifugio, quello in cui abbiamo trascorso alcuni dei momenti più felici della nostra vita. Ho conosciuto Stefano a dicembre del 2007 e, poche settimane dopo, eravamo già lì a passare il nostro primo Capodanno assieme".

Com’era cominciata?

"Alla cena di una nostra comune amica. C’erano politici, artisti e, non essendo (ancora) una fan dei Pooh, non sapevo chi fosse. Lo trovai subito molto simpatico e, davanti alle sue attenzioni, quel velo d’imbarazzo dato dalla differenza d’età svanì subito".

Prima uscita?

"Mi portò a Ostia, in un ristorante dove andava spesso. Nella sala vuota, eravamo solo io e lui. Tutto molto romantico. Da quella sera non ci siamo più lasciati".

Che effetto le fece apprendere che aveva deciso di sposarla in diretta tv su Raiuno dall’Arena di Verona?

"Rimasi un po’ scioccata, perché lui negli affetti non era così plateale. Poi disse che l’aveva fatto perché me lo meritavo e perché, ritirando quel premio in tv, non voleva dire qualcosa di prevedibile o scontato. Con la scusa di farsi dare un giudizio sull’abbigliamento, mi chiese di stare davanti al televisore. Stessa richiesta (e stessa scusa) per i miei genitori".

Prima del grande passo, suo marito diceva che i fratelli Grimm avrebbero meritato la galera per aver scatenato nelle donne la sindrome di Biancaneve.

"Mai provata. Se no non avrei retto dieci anni di fidanzamento con una persona simpaticissima, ma con un caratterino niente male. Pignolissimo. Matrimonio o no, sono sempre stata straconvinta della nostra storia, perché lui era la persona che mi completava in tutti i sensi. Il mio ideale di uomo. Il Principe Azzurro perfetto, che ringrazio il cielo di aver comunque trovato".

La sua dolce metà provava rimorso per aver gettato nella disperazione altri scapoli impenitenti che avevano sempre fatto leva sulla sua nota ritrosia al matrimonio per giustificare la loro?

"Un po’ sì. Ma era convinto che, davanti alla su decisione, pure gli altri si sarebbero accodati. Non ha funzionato".

Ha perdonato il Festival per essersi dimenticato di suo marito? Sarebbe bastato un "Ciao Stefano".

"Sì. Lì per lì è stato terribile e, visto il contesto, m’è sembrata un’offesa più all’artista che all’uomo. M’è sembrato che Stefano fosse già stato dimenticato e ho pianto tutte le lacrime del mondo, ma il giorno dopo sul web s’è scatenato il pandemonio e mi sono rincuorata. Nello scusarsi, Fiorello e Amadeus sono stati molto affettuosi, quindi acqua passata".

Walter, il protagonista di Tsunami, ricomincia la sua vita da zero. Un po’ come Stefano che parlando del divorzio dai Pooh diceva "Tanta gente avrebbe voluto essere al mio posto, ma io ad un certo punto ho iniziato a voler essere al posto dell’altra gente".

"I Pooh sono rimasti sempre molto presenti nella sua vita. Basta pensare ai musical scritti dopo l’abbandono in cui è spuntata puntualmente l’opera di uno o dell’altro. Si sentivano magari un po’ meno di prima, ma si sentivano. Con Roby Facchinetti in particolare il rapporto è rimasto strettissimo, rafforzato da diversi progetti artistici".

-Cosa rimane?

"C’è il Parsifal, l’opera a cui ha lavorato per quasi quattro anni con Facchinetti, ci sono alcune idee di musical focalizzate con Fausto Brizzi, e ci sono dei racconti sparsi in attesa di collocazione. Quando aveva un’idea, infatti, Stefano scriveva, scriveva, e poi metteva nel cassetto".

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