Sabato 5 Ottobre 2024
ANDREA SPINELLI
Magazine

Intimo ed ecologista, il “nuovo“ Peter Gabriel

Peter Gabriel pubblica dopo 21 anni un nuovo album, "io", che esplora il rapporto uomo-natura e temi come ingiustizia, degrado ambientale e terrorismo. Con la collaborazione di artisti di fama internazionale e tre missaggi diversi, Gabriel è soddisfatto del risultato.

L’altra sera, l’ultima luna piena prima del solstizio d’inverno, ha completato il puzzle di io, progetto in sospetto di licantropia portato avanti da Peter Gabriel pubblicando un nuovo singolo ogni plenilunio. Album di qualità sonora eccelsa come i contenuti, val subito la pena di dirlo, che il cantante inglese pubblica dopo ventuno anni d’attesa e quell’io The Tour con cui tra la primavera e l’estate aveva svelato i contenuti del prezioso manufatto, compresa quella Live and let live impreziosita dalla tromba di Paolo Fresu.

"Ci piace fingere di vivere in questo ambiente creato dall’uomo e di essere indipendenti e isolati, ma in realtà dipendiamo moltissimo dal pianeta che ci ha dato i natali" ha raccontato il cantante inglese, spiegando il rapporto uomo-natura che lega tutte e dodici le canzoni in repertorio.

Decimo capitolo di una discografia solista varata da Peter Gabriel, classe 1950, nel 1977, l’album scava pure nell’animo di ingiustizia, dolore, degrado ambientale, terrorismo, ma anche videosorveglianza (il brano Panopticom), senza tralasciare i rapporti familiari con quella And still, adagiata in modo commovente da Gabriel tra i ricordi virati nostalgia della madre, scomparsa nel 2016.

Tutto col robusto supporto degli irrinunciabili David Rhodes, Tony Levin e Manu Katché rispettivamente a chitarra, basso e batteria, ma anche della figlia Melanie Gabriel ai cori. Rilevanti, e non potrebbe essere diversamente, le impronte lasciate dalle presenze di Brian Eno e del Soweto Gospel Choir, ma anche dall’ensemble vocale svedese Ophrei Drängar e dagli archi dell’Orchestra d’archi diretta da quel John Metcalfe al suo fianco fin dai tempi di New blood.

Ogni canzone è stata affida ad un artista di gran nome, compresi Ai Weiwei, David Spriggs e Nick Cave, allo scopo d’interpretarla in un’opera scultorea, fotografica, pittorica. E poi c’è l’altissima qualità tecnica, che ha originato tre missaggi diversi di io reperibili assieme o separatamente, vale a dire il Bright-Side Mix curato da Mark “Spike” Stent e il Dark Side Mix realizzato da Tchad Blake, ma anche una terza versione, l’In-Side Mix in Dolby Atmos affidato a Hans-Martin Buff. "Sono molto soddisfatto di questo disco, penso che mi sopravviverà" assicura Gabriel. C’è da credergli.