Andrea
Martini
Dalla bellezza androgina di Charlotte Rampling protagonista di “Hannah“ (in Concorso nel 2017) a quella sorprendente dell’attrice transessuale Trace Lysette, protagonista di “Monica“. Andrea Pallaoro regista italiano di stanza in Usa, attratto dai ritratti intimi femminili, racconta il difficile ritorno a casa – da Los Angeles all‘Ohio – di una trentenne messa al bando dalla famiglia anni prima per la sua incerta identità sessuale. La madre morente è un buon motivo per ricongiungersi ai suoi, ma se il viaggio su di una rossa decapottabile dura due giorni, la distanza culturale tra la California e il Middle-West si misura in anni luce. L’ambiente a casa resta freddo: a sciogliere la tensione saranno i piccoli nipoti, la domestica ispana e i ricordi condivisi di un passato felice. L’happy end, su note e parole dell’inno americano, disincanta. La scelta dello schermo quadrato dei classici di un tempo odora d’immodestia; fortunatamente Trace Lysette non si risparmia nel metter in luce la profondità emotiva del personaggio che, per forza di cose, è anche la sua.
Una delle scelte più difficili del dopo dittatura militare argentino fu l’istituzione del processo ai golpisti responsabili di migliaia di morti e di desparecidos. In “Argentina, 1985“ Santiago Mitre, affidandosi alla sperimentata arte di Ricardo Darín, rievoca il coraggio e l’abnegazione del pm che sostenne l’accusa. Il film è un’onesta ricostruzione con una comprensibile quota di retorica: utile alla memoria storica, meno all’arte cinematografica.
Terzo e ultimo film ieri in Concorso “All the Beauty“, doc sulla battaglia della celebre fotografa Nan Goldin contro le famiglie Sackler, mecenati d’arte ma produttori di farmaci oppiacei.
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