di Silvia Gigli Ascolta il palpito della terra. Attendi il silenzio e porgi l’orecchio ai rumori che arrivano dal sottosuolo, dalle foreste, dai fiumi, dalle conchiglie e dagli animali. È un‘esperienza quasi mistica, talvolta salvifica, capace di rimetterci in contatto col battito del mondo e con le nostre radici. Quelle più profonde, ancestrali, millenarie, che spesso non sappiamo neanche di avere. Ne Le vie dei canti (uscito nel 1987) Bruce Chatwin, il letterato viaggiatore (1940 – 1989) per antonomasia, narra di come gli aborigeni fossero convinti che tutto nascesse dal canto. "Gli Antenati, che avevano creato il mondo cantando erano stati poeti nel significato originario di poiesis, e cioè creazione", scrive. E ancora: le tribù che in canoa risalivano la California fino allo stretto di Bering erano guidate da sacerdotesse sulle quali Chatwin riporta le parole di un’anziana donna, parole che – sottolinea lo scrittore – risalivano a tradizioni di 15mila anni prima: "Tutto quello che da sempre sappiamo sui movimenti del mare è custodito nei versi di un canto. Grazie a questo canto, per migliaia di anni siamo andate dove abbiamo voluto e siamo tornate a casa sane e salve". "Si pensava – rivela ancora Chatwin – che il canto stesse sospeso sul terreno sotto forma di un’ininterrotta catena di distici", lasciati ad arte dall’Antenato. Noi, uomini e donne di oggi, che non abbiamo canti o antenati magici ai quali aggrapparci per trovare una via nella vita che ci conduca, anche per un istante non tanto alla verità quanto alla agognata atarassia, o quantomeno alla diminuzione dello stress, possiamo però godere della straordinaria bellezza e varietà del canto del mondo adesso, in ogni istante – con il computer o il telefonino – grazie al sito Earth.fm, nato da qualche mese, che raccoglie centinaia di “soundscapes“ ovvero “paesaggi sonori“ a noi ...
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