Giovedì 25 Aprile 2024

"In Romeo e Giulietta sfruttarono i nostri nudi"

Gli attori adolescenti del film di Zeffirelli, girato nel 1968, fanno causa alla Paramount. Gli altri casi contestati da Visconti a Sharon Stone

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di Giovanni Bogani

A volte ricordano. È passato più di mezzo secolo, ma gli attori di Romeo e Giulietta, il film di Franco Zeffirelli che valse loro due Golden Globes e la fama mondiale, si ricordano adesso che quella scena di nudo che girarono, nel 1968, non la volevano girare davvero. E che ha provocato loro disagi e danni psicologici per oltre mezzo secolo, convincendoli a far causa – un #MeToo con effetto retroattivo – alla casa produttrice Paramount per mezzo miliardo di dollari. Franco Zeffirelli è morto nel 2019, ma oggi viene accusato dai due attori ragazzini di quel film, Olivia Hussey e Leonard Whiting, di averli ingannati. I due, che all’epoca avevano 15 e 16 anni, hanno intentato causa contro la Paramount Pictures per "averli sfruttati sessualmente quando erano minorenni", forzandoli a girare una scena di nudo che lasciava scoperti glutei e seno.

La denuncia è stata presentata la scorsa settimana alla corte di Santa Monica, in California. Vi si accusa Zeffirelli di aver costretto i due giovanissimi attori ricattandoli moralmente, con lo spettro di un possibile fallimento del film se non avessero girato quella scena di nudo. Scena che avrebbero dovuto recitare, in realtà, indossando biancheria color carne. Zeffirelli avrebbe anche mostrato ai ragazzi dove avrebbe posizionato la cinepresa, facendo capire che da quella angolatura non si sarebbe vista alcuna nudità. "Ma è andata diversamente – dice Tony Marinozzi, manager dei due attori – Si fidavano del regista, e francamente, a sedici anni, che cosa avrebbero potuto fare?". Dopo aver scoperto che Zeffirelli non aveva tenuto fede alla promessa, Hussey e Writing avrebbero sofferto di grave disagio emotivo nel mezzo secolo successivo. È singolare, però, che appena quattro anni fa, in una intervista concessa a Variety, Olivia Hussey la pensasse diversamente, difendendo quella scena. "Era necessaria per il film – spiegava – Durante le riprese ho completamente dimenticato di non avere vestiti addosso", aggiungendo che Zeffirelli girò quella scena "in modo delicato". Sempre nel 2018, in un’intervista a Fox News, la Hussey dichiarava che scene come quella erano "tabù" negli Stati Uniti, ma che la nudità era comune nei film europei. "Non era tutta questa gran cosa, e Leonard non era timido per niente!"

Non è l’unico caso in cui protagonisti di film del passato ricordano e rivelano di aver subito traumi in film che consideriamo capolavori. Ricorderete tutti Tadzio, il ragazzo biondo di Morte a Venezia, il capolavoro del 1971 di Luchino Visconti. L’adolescente bellissimo di cui uno struggente Dirk Bogarde si innamora perdutamente. Il ragazzo che lo interpretava aveva solo 15 anni e debuttava sul grande schermo.

Oggi Bjorn Andrésen ha 66 anni. In un documentario per Sky, Il ragazzo più bello del mondo, dei registi svedesi Kristina Lindstroem e Kristian Petri, racconta luci e ombre di quella avventura. Nel documentario, la sorella commenta il provino in cui Visconti gli ordina di mettersi a torso nudo e lo mette in posa per le foto in costume da bagno. "Questa è violenza: si vede che mio fratello è in imbarazzo. Non si fanno queste cose a un bambino di 15 anni", accusa. Dopo il film, Bjorn conobbe una fama enorme, ma anche l’attenzione non gradita di molti ammiratori maschili, e iniziò la sua dipendenza dall’alcol e una corsa inesorabile verso la depressione. Oggi vive in un monolocale fatiscente alla periferia di Stoccolma: irriconoscibile rispetto a quel semidio biondo.

Anche Sharon Stone ha accusato il regista di Basic Instinct di averla spinta a girare la scena delle gambe accavallate con l’inganno. Nella sua autobiografia, The Beauty of Living Twice, l’attrice spiega come il regista Paul Verhoeven le avesse fatto togliere le mutandine, perché "riflettevano la luce". Solo alla proiezione del film avrebbe scoperto che cosa effettivamente si vedesse nella scena, diventata celeberrima, delle gambe accavallate. La Stone scrive di avere pensato a una denuncia e di avere schiaffeggiato Verhoeven. Ma ammette anche: "Rifarei tutto: Basic Instinct ha cambiato la mia carriera".

Maria Schneider, protagonista con Marlon Brando di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, accusò il regista: "Non lo ho ancora perdonato: ci ha manipolati". La famosa scena del burro, per quanto di finzione, fece piangere davvero l’allora ventenne Maria Schneider. "Mi sono sentita umiliata, e anche un po’ violentata, da Marlon e da Bertolucci". Da allora, un lungo tunnel di depressione e di droghe, dal quale la Schneider non uscì mai più.

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