IN PIEMONTE FASCINO DISCRETO E QUALITÀ

Migration

di Michele Mezzanzanica

Non ci sono grandissimi nomi, ma ci sono grandi vini. Terra dal fascino nascosto e dall’animo ruspante, il Monferrato, dove il vino evoca ancora il mondo agricolo e la fatica contadina, più che il taglio imprenditoriale e orientato al marketing delle moderne aziende vinicole. Un’impostazione romantica che resiste a mode e nuove tendenze, senza però rimanerne imprigionato. Il risultato è un’offerta variegata in grado di soddisfare diversi palati e diverse tasche, un territorio forte di 9 Doc e 4 Docg in cui le mitiche cantine sociali convivono con i moderni e ambiziosi relais, dove imprenditori di altri settori investono nel vino affiancandosi a storiche famiglie che lavorano in vigna da generazioni, dove si producono eccellenze con il Nizza Docg ma allo stesso tempo non si dimenticano antichi vitigni come Freisa e Grignolino. "Siamo un territorio che vive per il vino e con il vino – dice Filippo Mobrici (foto), presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato che rappresenta 370 aziende – anche se purtroppo siamo meno conosciuti e pubblicizzati rispetto ad altre zone alle quali abbiamo invece poco da invidiare, non solo per quanto riguarda il vino".

Un esempio è rappresentato dalla cantina sociale Terre dei Santi, 360 soci per 350 ettari di vigneti. Accanto alla classica produzione di sfuso destinato alle damigiane, qui prendono forma dalle 300 alle 350mila bottiglie l’anno in grado di reggere la sfida del mercato, arrivando ad essere apprezzate fino in Inghilterra. "Remuneriamo i soci non solo in base alla quantità ma anche alla qualità dell’uva - spiega Luca Romanelli, responsabile commerciale della cantina – in modo da incentivarli a mantenere un alto livello che permetta di fare prodotti di una certa gamma". Un’altra delle tante sfaccettature monferrine sono le grandi famiglie di imprenditori che decidono di investire nel vino, come l’azienda dei tre fratelli Bonzano che dalla coltura degli alberi da legno si sono dedicati alla vite nel 2016. Realtà giovane, ancora in attesa della piena maturazione dei vigneti e ad oggi limitata a 50mila bottiglie l’anno, ma con un’identità ben precisa tesa in particolare alla ricerca qualitativa del Barbera. Tra le aziende familiari spicca poi la Tenuta Montemagno, ambizioso progetto nato nel 2004 che vanta 14 ettari vitati in quattro comuni a cavallo tra le province di Asti e Alessandria. Anche qui Barbera protagonista, in rosso e in due intriganti versioni spumantizzate Metodo Classico, ma si fanno notare anche il Ruché e un insolito Monferrato Bianco da uve Timorasso. Ulteriore conferma che il Monferrato riserva sempre gradite sorprese.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro