Martedì 23 Aprile 2024

Illusioni perdute Balzac ieri e oggi

Silvio

Danese

Punti di vista. Per dare una sveglia al provinciale Lucien, poeta ingenuo nella Parigi della Restaurazione dove notizie, reputazioni e recensioni di libri e teatro si comprano e si vendono, il pragmatico Etienne gli racconta questa storiella. Due critici in gita in barca sul lago incontrano Gesù che cammina sulle acque. Uno è ammirato, l’altro dice: non sa neanche nuotare. Quando Lucien raggiunge la fama e sembra riuscire a svoltare dalla condizione borghese, la cerimonia di investitura fa così: "Nel nome della malafede, della pubblicità e del profitto io ti battezzo: giornalista!". Per guadagnare copie Lucien scopre l’arbitro di ogni verità: la polemica. D’accordo, è Balzac, Le illusioni perdute, l’opera massima anche secondo Proust, ma la trasposizione del francese Xavier Giannoli, in concorso, è radicale, ricostruisce ieri per interrogare oggi, a partire dalla scelta del secondo dei tre libri, dove Lucien impara a mentire, vendersi, tradire, e anche amare, certo, insomma quel che sappiamo di questo capolavoro con riuscita chiarezza dialettica. Come il precedente Marguerite va al cuore della fabbrica del consenso.

Per più di un’ora di Sundown del messicano Michel Franco, in concorso, Tim Roth, in vacanza ricchissima ad Acapulco con sorella e nipoti, ci tiene sulle spine: la sua apatia, l’indifferenza per la morte della madre e l’eredità, la menzogna sulla perdita del passaporto, che cosa nascondono? Poi la montagna, una elegante, efficace tensione esistenziale, partorisce il topolino... Non è piacevole per lo spettatore lasciarsi conquistare da una forma promettente e trovarsi poi in una storia spuntata, difetto anche del precedente Nuevo orden, sopravvalutato l’anno scorso a Venezia 77.

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