Il Volo: "Noi, bullizzati in sala stampa a Sanremo"

I tenori denunciano gli insulti subiti: "Così sono stati offesi anche i giornalisti seri"

Il Volo a Sanremo 2019 (LaPresse)

Il Volo a Sanremo 2019 (LaPresse)

Milano, 12 febbraio 2019 - Questione di stile. A Sanremo 2019 il carneade Mahmood alza al cielo il leone con la palma e Il Volo lo applaude. Ultimo in sala stampa insulta i giornalisti perché reputa la sua piazza d’onore una lesa maestà e Il Volo ringrazia tutti del terzo posto. Da numeri uno si comporta così. Poi spunta il video dei dileggi e degli epiteti di cui Gianluca Ginoble, Ignazio Boschetto e Piero Barone diventano bersaglio al momento della proclamazione e il trio accantona l’aplomb per dire la sua volta per tutte. "Hanno usato parole come “merde”, “vaffanculo”, “in galera”, eccetera, che consideriamo come frutto di una vera e propria forma di bullismo, di sfottò da stadio" spiegano i tre, feriti più dalla poca umanità che dagli insulti. "Queste persone non hanno portato gloria all’ordine che rappresentano. Il loro atteggiamento è stato un insulto, prima che a noi, a tutti i colleghi giornalisti che svolgono il proprio lavoro in maniera seria e professionale. In dieci anni d’attività abbiamo c’è stata una pioggia di critiche sulla nostra musica, sul genere che cantiamo, accuse di essere arroganti, spocchiosi, bimbiminchia.... Non abbiamo mai dato importanza a tutto questo anche perché, fortunatamente, c’è gente che supporta quotidianamente il nostro lavoro e ama quel che facciamo. Tant’è che, se non ci fosse stato quel video, probabilmente ce ne saremmo rimasti zitti pure stavolta".

Cosa vi ha feriti di più?

Barone: "Noi non ce l’abbiamo col Festival, né con il televoto, né con gran parte della stampa. Il nostro non è un problema, ma una curiosità. Se certi giornalisti non ci conoscono, perché dire a tre ragazzi di vent’anni che amano quel che fanno: siete tre merde, dovete andare in galera".

Giornalisti maleducati?

Ginoble: "Non sta a noi pretendere d’impartire lezioni di bonton, ma dopo dieci anni d’insulti era arrivato il momento di prendere una posizione. Anche in difesa di quei professionisti dell’informazione che si comportano rispettosamente; soprattutto in un luogo come la sala stampa del Festival, un luogo di condivisione e di festa".

Come vi rapportate coi giudizi?

Ginoble: "Non abbiamo mai preso posizione, cercando, anzi, di capire la ragione anche delle critiche più dure. A Sanremo come altrove, la risposta l’abbiamo data poi coi fatti, vincendo quattro anni fa e con questo podio ora".

In questo momento la stampa del Festival è nel mirino dei media.

Ginoble: "Conoscendo bene la categoria, sappiamo che quella mostrata dal video non è la vera faccia della stampa italiana, anche se in rete e davanti alla tv ci sono persone che stanno generalizzando mettendo tutti sullo stesso piano".

Vi sentite delle vittime?

Boschetto: "Ma no, dai. Fiorello su Radio Dee Jay ha invitato tutti i giornalisti a scusarsi con noi, questo sottolinea che il problema non è nostro".

Ginoble: "Non ci permettiamo di fare la lezioncina a nessuno. Abbiamo, però, deciso di pubblicare questa cosa perché sappiamo cos’è la cronaca, cos’è la critica e cos’è l’offesa".

Durante la conferenza stampa finale lei Boschetto parlava nell’orecchio di Ultimo, cosa gli diceva?

Boschetto: "Gli raccomandavo di stare tranquillo perché anche noi da un decennio prendiamo fango in faccia e, al di là della delusione momentanea per il piazzamento, il vero premio del Festival è il successo del progetto che presenti su quel palco".

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