Mercoledì 24 Aprile 2024

Il volo di Giuliano Vangi oltre spazio e tempo ora plana sulla materia

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Un omaggio a un grande interprete dell’arte contemporanea in Italia. Si è aperta il primo di luglio e proseguirà fino a domenica 9 ottobre, al Polo museale MART di Rovereto, ’Colloquio con l’antico. Pisano, Donatello, Michelangelo’, un’ampia e ricca rassegna di opere scultoree e disegni di Giuliano Vangi. Curata da Massimo Bertozzi e Daniela Ferrari, con allestimento dell’architetto Mario Botta e grazie alla regia dello Studio Copernico, accompagna la mostra un accurato catalogo edito dal Sole 24 Ore che presenta saggi di critici quali Vittorio Sgarbi. Giuliano Vangi è artista poliedrico che – come è stato scritto – "attraverso matita e scalpello ha dato un senso all’uomo e all’umanità".

Nelle mani del Maestro toscano (nato a Barberino di Mugello, Firenze nel 1931 e quindi, oggi, novantenne) la materia – ora marmo, ora bronzo ora carta da disegno – si trasforma e si dilata in suggestioni emotive di rara intensità e in un incanto di forme umane che vibrano come corde di magico strumento musicale, creando un climax emotivo che, di volta in volta, innesta inquietudine, affascinazione, stupore. Sinestesia di suoni e di luce. Accordi musicali luminosi e bagliori di melodie antiche. Antiche, perché in Vangi il dialogo con il passato, con il tempo, non è mai interrotto, riemerge spesso in forme ora appena accennate ora assai esplicite. Ma la materia lavorata dal Maestro toscano non è memoria nostalgica o attonita di capolavori antichi (presenti per altro in mostra fogli e sculture di Donatello, Michelangelo, Giovani Pisano e altri grandi creatori di bellezza...).

Vangi il tempo non lo rimpiange né lo sorvola con leggiadra leggerezza, bensì lo assimila, lo fa suo, lo ricrea, se ne nutre. "Noi viviamo inesorabilmente dentro il tempo – ha scritto Giovanni Gasparini – così come il tempo vive in noi: non possiamo arrestare o sospendere il tempo neppure per un istante per vederlo o afferrarlo dall’esterno". Vangi non "afferra dall’esterno" un corpo, una situazione, si adopera perché quel volto, quell’accadimento siano in grado di produrre per lo sguardo un’emozione che travalichi passato e presente.

Un disincanto che è bramosia di nuovo. Vangi fa ’parlare’ a voce chiara e sostenuta il marmo e il bronzo che lavora, per cui la sua non è solo una proposta artistica, la riproposizione di immagini e figurazioni già archiviate dalla mente, la sua è una vera e propria proposta esistenziale. Ecco perché con Giuliano Vangi – il riferimento proustiano ci sembra fin troppo ovvio – il tempo è sempre un tempo ritrovato.

Diana Piazza

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