Il villaggio di Borghetto Un Veneto da favola

Fa parte del circuito de ’I borghi più belli d’Italia’ non per caso. Borghetto, frazione di Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, è un piccolo grande gioiello sull’acqua che ha un fascino quasi fiabesco. Se ne accorse anche un fuoriclasse come Luchino Visconti, il padre nobile del Neorealismo, che proprio a Borghetto (ma non solo) ambientò la sua celebre pellicola ‘Senso’ (1954), il suo primo film a colori.

Toponimo di origine longobarda, Borghetto sta per ’insediamento fortificato’ ed è anche il nome del primo abitato sorto nei pressi del punto di guado del fiume Mincio (per gli appassionati dei luoghi come questo è a disposizione la versione 2022-23 della guida dei Borghi più belli d’Italia, a cura della Società Editrice Romana). La parte più antica del villaggio, ancora straordinariamente intatta e immersa nella natura, racconta una storia plurisecolare. Sia Borghetto che la vicina Valeggio sul Mincio appartengono alla cultura lombardo-veneta e sono sempre stati zona di confine e di passaggio: già intorno al 1300 si ha infatti testimonianza di un’antica thaberna.

E, soprattutto, in tanti gli avevano messo gli occhi addosso: i Gonzaga, gli Scaligeri, i Visconti, la Serenissima, la Francia, pure l’Austria. Ancora oggi una passeggiata a Borghetto è un’esperienza che cattura l’occhio e lo fa innamorare. Merito del delizioso spettacolo di luci offerto dal fiume Mincio, in particolare al tramonto, che sembra quasi dialogare con i vecchi mulini. Da non perdere il ponte Visconteo, diga fortificata costruita nel 1393 per volere di Gian Galeazzo Visconti, e la chiesa di San Marco Evangelista (1759). L’edificio è una ricostruzione, in stile neoclassico, della pieve romanica dedicata a Santa Maria (XI secolo).

A dominare la valle del Mincio e il villaggio ci pensa invece il castello Scaligero. La torre Tonda è ciò che rimane della parte più antica del maniero, mentre la restante è invece databile al XIV secolo. Anche il palato, come al solito, vuole la sua parte. Borghetto è, assieme a Valeggio, la patria dei celebri tortellini, ribattezzati ‘nodi d’amore’ perché ricorderebbero il nodo di un fazzoletto di seta intrecciato da due amanti prima di gettarsi nel Mincio. Ottimi con burro e salvia, si possono gustare anche in brodo. Per celebrarli degnamente il terzo venerdì di giugno, sul Ponte visconteo, va in scena la ’Festa del nodo d’amore’, che consiste in una gigantesca tavolata accompagnata da una serie di sfilate in costume medievale.

Si mangia bene a queste latitutidini dove non possono certo marcare i dolci: come la torta delle Rose, realizzata con pasta lievitata ricca di burro e zucchero. Una vera e propria chicca gastronomica, che viene arrotolata e assomiglia a un cesto di boccioli di rose. Mica male.

 

 

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