Venerdì 19 Aprile 2024

"Il tempo della rinascita: siamo tutti artisti"

Michelangelo Pistoletto riparte da Bologna dopo l’inattività forzata: "Basta paura, più ottimismo. Dobbiamo reinventarci ogni giorno"

Migration

di Martina Spaggiari

"Tornare indietro? Tornare a prima? I problemi sono grandi. Bisogna superare le paure di questo lungo anno, conquistare nuove situazioni. Certo, i tempi si sono accorciati, bisogna affrettare il cambiamento".

Michelangelo Pistoletto, classe ’33, pittore e scultore che dagli anni ’50 a oggi ha attraversato l’arte contemporanea seguendo la sua personale evoluzione, sarà protagonista della mostra Gregorio XIII e Michelangelo Pistoletto, dal Rinascimento alla Rinascita allestita a Palazzo Boncompagni di Bologna da oggi al 18 settembre. Undici opere nel palazzo che fu proprietà del papa, di cui due inedite, Lo specchiante e Azione manifesta 2020 e una site specific, Sei tronchi d’albero - Moltiplicazione e divisione dello specchio. Il tutto nell’ambito di Art City.

"Le mie opere sono a colloquio con questo palazzo – racconta il maestro –: ha un senso. Papa Gregorio era uomo di arte e scienza, oltre che di grande potere. Sapeva ’maneggiare’ il tempo, e il suo calendario ha riformato il senso dei giorni in tutto il mondo. È un’occasione speciale, perché posso unire il mio lavoro alla storia di questo luogo".

Una mostra particolarmente importante, una delle primissime dopo il lungo sonno della cultura. Ma l’arte può aiutarci davvero a superare il buio di questo tempo?

"Io credo da tempo che l’impegno dell’arte non sia più verso se stessa ma per la rigenerazione collettiva: motore del pensiero umano. Siamo tutti artisti, perché oggi dobbiamo inventare la nostra sopravvivenza".

Il tempo e la rigenerazione sono due concetti fondanti delle sue opere, come pure un senso dell’arte profondamente etica e potente.

"L’artista è molto più libero di una volta, non risponde a nessuno, può creare ciò che vuole. Ma proprio per questo è più responsabile. È una fenomenologia essenziale, di fondo, che vale per tutti e che ci porta a non essere sottomessi. Ma occorre condividere. È questa la parola. L’artista esercita la sua capacità immaginativa in quello che è meglio non solo per lui ma porta anche gli altri nella meraviglia dell’arte: è questa la nuova avanguardia, che si esercita tutti i giorni. Non una ’ricreazione’ da giorno di festa ma creazione tutti i giorni, dentro la società, insieme".

Ritorna il concetto di ’insieme, condiviso’: non proprio scontato, di questi tempi...

"Certo, è una scuola, come ’Cittadellarte’ che ho creato a Biella. Possiamo creare qualcosa di nuovo solo muovendo le idee. La religione, la politica sono importanti: non dimentichiamo che ’religare’ significa mettere insieme, ma con il tempo si è trasformato in ’relegare’ ognuno nel proprio credo, separati... E politica nasce come ’polis’, non come scontro di ideologie. I sistemi verticali non creano connessioni, l’arte invece è un ponte, che si attraversa da due lati. Poi ci si trova in mezzo e ci si può stringere la mano".

Anche nelle opere esposte in questa mostra continua a essere presente il tema dello specchio, della moltiplicazione.

"Per me nasce come superamento della solitudine dell’autoritratto. Nello specchio invece ci sono io che guardo, ma anche l’ambiente intorno e chi mi sta di fianco. Chi verrà dopo e magari in un altro luogo. È una finestra aperta ma inclusiva, che contiene anche il tempo".

Ritroveremo anche il Terzo Paradiso (il simbolo dell’infinito ’accresciuto’ di un terzo cerchio centrale) che, declinato in tutti i materiali e in tutte le dimensioni, ormai ha toccato i siti più importanti del pianeta.

"È la formula della creazione, dove al centro si uniscono e sono contenuti tutti gli elementi: l’incontro tra due dà vita al terzo. Un po’ come i denti della cerniera, che solo quando si incastrano formano la zip... Niente esiste senza l’intervento di qualcos’altro. Questa ’trinamica’ del movimento e dell’armonia mi serve per capire la realtà, perché senza il reale l’arte non esiste. Tutte le convenzioni umane, come il calendario di papa Gregorio, servono a capirci e a permettere un cammino comune. Ma l’arte è il raccordo tra l’immagine e l’essenza. L’impronta della mano dell’uomo primitivo sulla caverna è ’l’idea’ stessa della mano. Tra quella virtuale e quella reale si apre tutto il possibile dell’universo".

Spontaneo chiedersi se una creazione artistica così decisamente inclusiva e aperta presupponga anche l’ottimismo...

"Certamente sono ottimista: sono qui. Non solo, sono anche felice. Non so se con la mia arte cambierò il mondo, ma certo se non ci provassi starei molto peggio. Per stare bene bisogna ’fare’ qualcosa".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro