Mercoledì 24 Aprile 2024

Il teatro è la mia vita

Marianella Bargilli rintraccia l’origine della sua passione negli anni del liceo. E oggi è un’eccellenza della scena italiana

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Attrice in scena, donna nella vita, ma col teatro bene impresso come un tatuaggio sulla pelle con il quale si convive 24 ore ogni giorno: ’Una palestra da affrontare come una kamikaze’. Dopo il successo di ’Uno, nessuno e centomila’, con Pippo Pattavina e la regia di Antonello Capodici che ha riscosso ovunque unanime consenso di pubblico e critica registrando nelle cinquanta date della tournée moltissimi sold-out, Bargilli torna a confrontarsi con la grande prosa e stasera alle 21.30 all’Arena Plautina di Sarsina sarà di nuovo la Fedra di Jean Racine sotto la regia di Patrick Rossi Gastaldi.

Mentre a settembre sarà il suo ’Assassinio nella cattedrale’ a inaugurare in prima assoluta il 22 con repliche 23 e 24 la stagione del teatro Olimpico di Vicenza dopo l’Ouverture delle muse del 18. La regia è affidata a Guglielmo Ferro che dirigerà nuovamente la coppia Bargilli-Pattavina ne ’I Vicerè’ tratto dall’omonimo romanzo di Federico De Roberto che debutterà in Sicilia in autunno.

Marianella, perché la scelta del teatro?

"I ricordi di bambina parlano di intrattenimento, balletti, storie, ma mi sembrava una strada impossibile. Poi a 17 anni la mia insegnante di tedesco del Linguistico Parini di Cecina mi diede in mano un copione per preparare uno spettacolo a scuola e da lì è probabilmente partito tutto. Alla fine del liceo mi sono iscritta al Dams di Bologna dove studiavo cinema".

Dal cinema al teatro, perché?

"Il teatro è vita, ogni sera non è la stessa: ripeto le battute ma trovo sempre qualcosa di nuovo su cui ragionare. Soprattutto se l’autore è Pirandello, che ho molto frquentato negli ultimi tempi, introspettivo e difficile da recitare, ma così entusiasmante".

Si è mai chiesta che cosa sia in fondo per lei il teatro?

"Tante volte, ma è difficile da spiegare: il teatro è assolutamente faticoso, stancante, ogni sera ti mette alla prova e sei sotto esame sempre perché ti fa fare i conti con te stessa. Bisogna in un certo senso esserne malati".

Ma dà o toglie di più?

"Il teatro va in un senso: ti toglie tutto. Io ho vissuto il teatro assieme al mio ex marito e fai quello e basta. Nel cinema vai sul set, giri la scena e te ne torni a casa. Nel teatro parti per una tournée di mesi e per farlo rinunci a una parte di te".

Ma ne vale la pena?

"Assolutamente sì. La dinamica di uno spettacolo dal vivo è di per sé straordinaria e ripaga di ogni sacrificio. Si parla di fragilità dell’attore, ma chi lo fa ha bisogno di questo: la tensione, il mettersi in gioco ogni momento".

Qualsiasi personaggio interpreti?

"Certo, perché ti misuri con tutto ciò che può accaderti intorno e ne fai parte. Puoi provare anche gusti sessuali diversi e capire come ti troveresti. Ho interpretato la parte di un uomo, Algernon Moncrieff, nell’’Importanza di chiamarsi Ernesto’ di Oscar Wilde con la regia di Geppy Gleijeses (la parte che nel film di Oliver Parker è interpretata da Rupert Everett, ndr) ed è stata un’esperienza molto importante entrare in un personaggio così diverso".

Dicevamo che le tournée sono lunghe e ti portano lontano, ma la sua terra è comunque sempre nel suo cuore...

"Sono tornata a vivere da quattro anni nella mia campagna alle spalle di Cecina, ritrovando la cantina dove giocavo da piccola. Le radici sono importanti e non le ho mai lasciate, ma confesso di averle riscoperte tantissimo nel periodo della pandemia: durante il lockdown ho vissuto qui riflettendo molto sulla mia vita, sul matrimonio concluso e mi sono accorta quanto è importante la propria terra".

Ma il teatro di più...

"Il teatro è un dono: si lavora tanto per avere qualcuno davanti e affidargli la carne e la voce".

Scriverebbe un testo sulla sua vita?

"Sì e mi farei un regalo meraviglioso. Penso che la scrittura possa esorcizzare tutto".

Si considera una donna bella? "Mi sento una donna con fascino, forse l’invidia di alcuni viene da come sono fatta: molto diretta. E questo non sempre piace".

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