Giovedì 18 Aprile 2024

Il Signore degli Anelli dominerà il Metaverso

Peter Jackson vende la società che ha prodotto gli effetti speciali dei kolossal di Tolkien e di Avatar per inseguire il nuovo Zuckerberg

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di Chiara Di Clemente

Dall’homo sapiens all’homo videns. Uno dei video più orrorifici che girano su YouTube in questo momento è quello della presentazione di Mark Zuckerberg del Metaverso. È lì, nel Metaverso, chi siamo destinati a vivere tutti in un futuro non così lontano: cinque anni, 10 miliardi all’anno, 50 milioni solo di sviluppo e almeno 10mila nuovi posti di lavoro e il Meta di Zuck sarà usato da milioni o miliardi di persone. L’horror però è già tra di noi, a portata di videolezione su YouTube: il buon Mark spiega che nel suo nuovo business, con cui continuerà a dominare il mondo, ogni essere umano avrà una rappresentazione animata di sé. Nella clip dimostrativa si tratta di pupazzetti versione cartoon di uomini donne LGBTQIA+ tutti tagliati a metà, inspiegabilmente solo testa busto e braccia, niente sedere e gambe e piedi: in tal foggia andremo in giro (dentro al computer) a fare un sacco di cose: "incontrare amici e parenti – spiega Zuckerberg, in questo preciso ordine –, lavorare, studiare, acquistare, creare ma anche cimentarsi in categorie nuove che non rientrano nella nostra concezione attuale... Riusciremo a sentirci presenti come se ci fossimo fisicamente a prescindere dalla realtà".

A lavorare alla costruzione del Metaverso non c’è solo Facebook, ma giorno dopo giorno un colosso dietro l’altro, da Microsoft a Nike (e la Cina ha già iniziato la corsa), tanto che Bloomberg stima che tale mercato entro il 2024 potrebbe raggiungere gli 800 miliardi di dollari. Come trasformare quest’universo (metà del Metaverso) ora inguardabile in un universo sfavillante? Semplice: comprando da Peter Jackson Weta Digital, la società di effetti speciali che ha garantito al regista neozelandese 3 volte premio Oscar per Il Signore degli Anelli, la costruzione di universi paralleli d’imbattibile suggestione ma anche straordinaria efficacia, verosimili pur nella più sfrenata fantasia: non solo il Mondo di Mezzo tolkeniano, ma anche il Pianeta delle scimmie 2011 e 2014, il King Kong 2005, infine e soprattutto il fantasmagorico (e profetico?) Avatar (2009) di James Cameron.

Ad acquistare Weta Digital è stata, per 1,6 miliardi di dollari (1,38 miliardi di euro) la Unity Software di San Francisco, annunciando subito che intende usarla per sviluppare il “metaverso” della realtà virtuale. Realtà virtuale che è un po’ ora ciò che scriveva Siti della tv nel 2014: "Ti dà l’illusione di catturare la realtà proprio mentre la castra: prima ci toglie la realtà, perché è più comodo guardarla sullo schermo, poi ce la regala (o vende) ma riaggiustata come conviene che sia. Il tutto con un sottinteso ontologico: se si può rappresentare tutta la vita, allora la vita non è altro che ciò che si rappresenta, e quel che non è rappresentabile è semplicemente inesistente".

Nel Metaverso di Zuckerberg i cartoon senza gambe dibattono di lavoro negli uffici, organizzano feste a casa o viaggiano al mare e in montagna. Gli avatar gambedotati – invece – giocano a scherma, scacchi, a basket o a ping pong come “fantasmi“ simil umani sbrilluccicanti (un giocatore a New York, un altro a Tokio). In versione cartoon non solo vanno ai concerti, ma una volta tornati a casa partecipano all’after show animato incontrando il pupazzo del cantante star e comprando con la criptovaluta un sacco di gadget (magliette, berretti) tutti in versione “Non-fungible token“. Per adesso il Metaverso di Zuck si basa su due punti fondamentali: le cuffie Oculus e Horizon – l’app sociale di Facebook per la realtà virtuale. "È questo che intendo come Internet presente – spiega Mark –. Invece di guardare lo schermo sarete all’interno di questa esperienza, in una riunione vi sembrerà di essere tutti in una stanza invece di vedere una griglia di volti sullo schermo del telefono o del pc. Giocando con gli amici vi sembrerà di essere insieme in un mondo diverso, e non da soli al computer".

“Sembrare non da soli al computer“: è l’espressione-chiave di questa nuova futura (devastante?) dimensione, ma Zuckerberg lascia fluire le parole-condanna come piccole gocce in un mare di slogan tesi a entusiasmare l’investitore e fors’anche l’utente. Dall’homo sapiens all’homo videns: "Il troppo grande ci lascia indifferenti", scriveva Günther Anders nel ’64 in Noi, figli di Eichmann. La tecnica non è più un mezzo a disposizione dell’uomo, ma è il mondo, abitando il quale anche l’uomo subisce una modificazione, per cui la tecnica può segnare quel punto nuovo nella storia e forse irreversibile, avverte Galimberti. Quel punto dove, come dice Anders, la domanda non è più cosa possiamo fare noi con la tecnica, ma che cosa la tecnica può fare di noi.

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