Giovedì 18 Aprile 2024

Il secolo di Lelio, showman vittima dell’ingiustizia

Cent’anni fa nasceva Luttazzi: musicista e volto tv, al centro di un arresto clamoroso nel 1970. Passò 27 giorni in carcere da innocente e fu poi scagionato .

Il secolo di Lelio, showman vittima dell’ingiustizia

Il secolo di Lelio, showman vittima dell’ingiustizia

Dunque, dove eravamo rimasti? Enzo Tortora se lo chiede, quando torna in televisione (1987) con Portobello dopo i giorni drammatici dell’arresto, del carcere, dei processi e dell’errore giudiziario. A giugno saranno esattamente quarant’anni dall’immagine di lui in manette, data in pasto al pubblico televisivo (e non), mentre esce dall’hotel Plaza a Roma. Quella domanda invece, in diretta Rai, Lelio Luttazzi – di cui ricorre il 27 aprile il centenario dalla nascita – non riuscirà mai a pronunciarla. Tredici anni prima dell’arresto di Tortora, Lelio Luttazzi con Walter Chiari viene fermato con la pesante accusa di detenzione e spaccio di stupefacenti. Luttazzi è un maestro, nel senso musicale del termine, un portatore sano di smoking (come lo definì Enrico Vaime per il suo stile impeccabile), pianista eccezionale (anche jazz perché nella natia Trieste passarono gli americani e lui imparò da loro) e voce (soprattutto) di Hit Parade, il programma radiofonico lanciato sul secondo canale che debutta il 6 gennaio del 1967. Si basa sulle classifiche di vendita della Doxa. E quel 6 gennaio al primo posto con Bang bang c’è Dalida.

Tre anni dopo Luttazzi sarà costretto a lasciare la conduzione (sostituito da Renzo Arbore) per quell’accusa così infamante che anche negli anni successivi, nonostante sia stato completamente scagionato, riuscirà difficilmente a togliersi di dosso. E in questo caso il diritto all’oblio c’entra ben poco. Lui stesso dirà nelle sempre più rare interviste: "Quella vicenda è stata determinante per la mia labilità nell’affrontare la vita. Ancora oggi quando arrestano qualcuno sui giornali esce la frase standard, ”di droga nel mondo dello spettacolo si cominciò a parlare fin dallo scandalo di Walter Chiari e Lelio Luttazzi”. Ogni volta che è ricapitato, ho finito per querelare e ho sempre vinto le cause. Mi sono anche comprato una barca con i soldi vinti ai processi, l’ho chiamata l’Oblomov". Come il protagonista del romanzo di Ivan Gončarov (1859), definito da Giorgio Manganelli "un mite-fantasma eroe".

Enzo Tortora nel 1970 scrive su La Nazione di quell’arresto: "Al centro della vicenda Chiari-Luttazzi c’era un enorme quantitativo di cocaina. Noi ci auguriamo che i due ne escano puliti, di vero cuore". Quando Luttazzi, dopo 27 giorni di carcere, verrà definitivamente scagionato, lo stesso Tortora scriverà: "Devo molte scuse a Lelio Luttazzi. Ora Luttazzi è uscito e nella scomoda cella del rimorso c’è entrato chi scrive: fin dalla prima pagina del suo libro". Il libro è Operazione Montecristo. Di quei ventisette giorni di carcere Luttazzi racconta: "Una cella fetida, col cesso che aveva un buco così piccolo che dovevi prendere la mira". Ma Operazione Montecristo non è il solo lascito culturale di quell’esperienza all’inferno carcerario senza aver fatto nulla.

Luttazzi scrive e gira anche un film L’illazione (1972) – ritrovato dalla seconda moglie Rossana Moretti – trasmesso per la prima volta in tv solo nel 2011 dopo essere stato restaurato e presentato anche alla Festa del cinema di Roma. Ma dell’esperienza carceraria c’è anche un altro segno nella storia del cinema italiano. Il libro Operazione Montecristo, diventato in fretta introvabile, viene letto da Alberto Sordi che ne trae ispirazione per Detenuto in attesa di giudizio.

Le strade di Tortora e Luttazzi s’incroceranno di nuovo in tv: è la Rete Quattro, ancora di Arnoldo Mondadori Editore, che lancia la trasmissione Cipria (1982), rotocalco con Franca Valeri ospite fissa e con la sigla firmata proprio dal Maestro. Eh sì, perché quell’arresto ha rischiato di offuscare anche la carriera musicale di Lelio Luttazzi. Direttore d’orchestra Rai, firma canzoni memorabili come Una zebra a pois cantata da Mina, cui regalerà un nuovo gioiello musicale nel nuovo millennio (2003) che s’intitola Ma tu chi sei. Anche quando decide di tornare a Trieste, dove morirà, quell’errore giudiziario continua a pesargli in maniera inesorabile. Così quando sarà Tortora a ritrovarsi in quella scomoda posizione, accusato ingiustamente da un pentito di un reato mai commesso, non esiterà a schierarsi dalla parte del presentatore. Che se ne andrà, però, da questo mondo prima di lui. Luttazzi resisterà fino al 2010. Con l’ultimo desiderio: far disperdere le sue ceneri in mare direttamente dalla sua barca Oblomov. E così è stato.

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