Giovedì 25 Aprile 2024

Il Santo Sepolcro apre le porte alla rinascita

La pandemia ha rallentato i tempi del restauro, ma i Custodi sono ottimisti: "Intanto tornano i riti pasquali e poi ripartiranno i lavori"

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di Aristide Malnati

La Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme versa in cattive condizioni e la cura per una pronta guarigione le verrà somministrata, appena sarà possibile, da un team di studiosi italiani. Il più rappresentativo monumento della Cristianità, che sorge nel cuore storico della città israeliana, presenta evidenti problemi strutturali in molte delle sue parti più venerate, a iniziare dall’edicola che custodisce la sepoltura di Gesù: qui un primo restauro, tra il maggio 2016 e il marzo 2017 a cura dell’Università Tecnica di Atene, ha ripulito interamente il piccolo ambiente con la tomba da cui Nostro Signore resuscitò come dicono le Scritture; ma urge consolidare il prezioso edificio prima che esso subisca danni irreversibili. Un fervore e un’attesa di riprendere quanto prima le ricerche amplificarsi dall’arrivo delle festività: tanti i messaggi di speranza di questi giorni da parte delle autorità religiose in vista della Pasqua. Messaggi di incoraggiamenti, come quelli del Patriarca latino Pierbattista Pizzaballa e del Custode di Terrasanta, Padre Francesco Patton, che promettono: "Questa Pasqua sarà ben diversa da quella dimessa e umiliata del 2020 - le parole del del Custode di Terrasanta - . Le porte del Santo Sepolcro e della chiese saranno aperte e tutte le funzioni saranno svolte, come già è stato con i riti della settimana santa dai Getsemani al Cenacolo".

Tornando al restauro, a evitare il peggio è stato chiamato dalle tre Chiese cristiane che sovrintendono alla cura della Basilica e dei suoi tesori (gli armeni, i greco-ortodossi e i cattolici con i Francescani, Custodi di Terrasanta) il team di ricercatori del Centro per la Conservazione e per il Restauro della Venaria Reale (Torino), guidato dal Presidente, l’Architetto Stefano Trucco, che ancora emozionato ricorda: "La notte in cui (nell’aprile 2019) ci hanno chiesto di fare questo lavoro non ho dormito. Si trattava di un compito non da poco per le difficoltà di una struttura così complessa e soprattutto per il significato ad esso legato: tutte le chiese cristiane sono state concordi nell’assegnarci questo incarico".

La prima fase dei rilevamenti e dei lavori è stata ad oggi anche l’unica attività in loco degli studiosi italiani: "È come ricomporre le tessere di un mosaico deteriorato. Sono richiesti grande rigore scientifico e l’unione di diverse competenze”, osserva Trucco dall’alto della sua conoscenza tecnica.

"È come ripercorrere la storia a ritroso, arrivando fino ai primordi del Cristianesimo. Un’impresa emozionante, il lavoro della vita”. Lavoro che ha però, come è facile immaginare, subito un drastico rallentamento: l’arrivo imprevisto della pandemia ha costretto a sospendere gli interventi sul terreno e a dedicarsi, durante il lungo periodo di stasi, alla ricerca di testimonianze (testi antichi, disegni, mappe, vecchie foto, rendiconti di scavi recenti, come quello degli anni ’60 del secolo scorso a cura di Padre Virgilio Corbo) al fine di costituire una banca dati quanto mai preziosa per il restauro e gli scavi, che si spera riprenderanno tra pochi mesi.

"Ci auguriamo di ricominciare davvero presto: urgono consolidamenti strutturali su parti delicate, soprattutto negli ambienti sotto il piano calpestato; e allo stesso modo un’analisi capillare della pavimentazione all’interno della Basilica", sottolinea l’architetto. Ma le sorprese potrebbero essere ben più eclatanti, se si pensa che siamo in un contesto archeologico nevralgico per la storia del Cristianesimo. Già i restauri a opera dei greci hanno riservato scoperte importanti, testimonianze dirette del periodo di Costantino. Da queste basi parte il lavoro degli archeologi dell’Università La Sapienza di Roma, guidati dalla professoressa Francesca Romana Stasolla, che affiancheranno il Team di Trucco e che saranno impegnati nello scavo sistematico degli strati più antichi dell’intero complesso.

A fianco dei nostri ricercatori gli archeologi francescani sono già operativi nell’individuare i punti della Basilica dove sembra possibile trovare tracce della prima fase di costruzione e, se vi sono, vestigia delle comunità cristiane dei primi secoli: magari, come ha ipotizzato l’archeologo Martin Biddle (Università di Oxford), ci si potrà imbattere in qualche antichissimo graffito, ad opera delle comunità cristiane del primo secolo con scritte come “Questa è la tomba di Cristo”.

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