
Il ritorno del #MeToo. Protesta sul red carpet. E scoppia il caso Coppola
Oggi a Cannes torna un dio del cinema, Francis Ford Coppola. Ma proprio nel giorno della celebrazione, la sua statua rischia di andare in frantumi. Il regista del Padrino e di Apocalypse Now, per due volte Palma d’oro a Cannes, porta oggi in concorso sulla Croisette il frutto di una battaglia che gli è costata metà della vita, e diversi milioni di dollari. Quarant’anni: tanti ce ne sono voluti all’85enne Coppola per realizzare Megalopolis, il suo sogno, il suo film/testamento. Per realizzarlo, per mettere insieme il budget di 120 milioni di dollari, ha venduto i suoi vigneti. Ora il film c’è, con Adam Driver protagonista, e prossimamente sarà nelle sale italiane, con Eagle Pictures. Ma adesso, sul filo di lana dell’ultimo grande applauso, c’è una buccia di banana sulla quale rischia di scivolare.
Secondo alcune testimonianze raccolte dal Guardian Coppola, durante una scena ambientata in un night club avrebbe fatto sedere sulle sue gambe le comparse, a seno nudo per la scena, e le avrebbe baciate sulle guance. Un comportamento già definito inappropriato da molti commentatori: lui ha il potere, le comparse no. A difendere il cineasta è uno dei suoi produttori storici, Darren Demetre: "Lavoro con Francis da trentacinque anni, non ho mai sentito di problemi del genere. In quella scena, Francis lo ha fatto per suggerire l’atmosfera del club, lo spirito della sequenza. E non mi risulta nessuna accusa di molestie". Ma forse, tanto basta per oscurare il resto. Anche perché sono giorni nei quali molto si parla, a Cannes, dei temi legati al #MeToo, e nessun comportamento "vecchia maniera" può essere tollerato.
Ieri pomeriggio Meryl Streep, in una masterclass affollatissima nella sala Debussy, il giorno dopo la Palma d’oro d’onore, ha incitato le colleghe (e i colleghi): "Don’t give up, non arrendiamoci. I tempi sono un po’ cambiati, una strada per l’uguaglianza è tratta e non certo solo nel cinema. Adesso le star più importanti nel mondo sono donne, e molte donne producono film. Questo mi rende così orgogliosa, provo un’ammirazione profonda per tutte loro. Ma la battaglia non è ancora finita".
E riguardo al #MeToo, sempre ieri è stato presentato ieri, in apertura della sezione Un certain regard, il cortometraggio Moi aussi (che è la traduzione francese di "Me Too") diretto da Judith Godrèche. Nel film Godrèche, che ha denunciato due registi che avrebbero abusato di lei durante l’adolescenza, ha dato voce a storie di donne che hanno subito violenza. E per attire ancora una volta l’attenzione sul tema ieri sera Godrèche ha dato vita con altre artiste e artisti a una montèe des marches speciale: tutti con le mani incrociate sulle bocca, come a dire: basta silenzi, basta omertà e connivenza.
Infine, Cannes si riavvicina alla storia di Maria Schneider, la protagonista di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, con il film Maria di Jessica Palud che ripercorre la vicenda tragica dell’attrice e la storia di quel film. A partire da quella scena di sesso anale, per la quale Maria Schneider non era stata avvertita, e che creò nell’attrice, allora appena ventenne, traumi psicologici irreparabili. "Quello che accadde, nel film originale, fu un’aggressione fisica davanti a tutti, nel silenzio della troupe" dice la regista. Bertolucci, scomparso nel 2018, lo riconobbe: "Ho agito in un modo orribile con Maria, perché non le ho spiegato cosa sarebbe successo". Lo fece per avere una sua reazione più "genuina", più vera. A quale prezzo, per la salute mentale di Maria Schneider, non poteva immaginarlo. Ma forse avrebbe potuto, e dovuto.
Giovanni Bogani